San Michele In Foro: Sacra Famiglia

Questo dipinto, realizzato nel XIX secolo da un autore purtroppo rimasto ignoto, rappresenta la Sacra Famiglia.

Lo sfondo è un vago paesaggio ma indistinto e molto scuro, scelto dall'autore per far risaltare i personaggi in primo piano, illuminati da una luce che crea forti effetti di chiaroscuro.

Maria è ritratta come una ragazza, con i capelli raccolti in un turbante bianco con indosso una veste che sfuma il colore rosso, tipico della tunica di Maria, in un sobrio ed elegante rosa-violaceo; sopra la veste il consueto mantello blu che è animato da ampie pieghe. Facendo attenzione alla posizione vediamo che Maria è l'unico personaggio messo di tre quarti: per è metà rivolta verso Giuseppe e Gesù mentre per l'altra metà è girata verso i visitatori, ai quali sembra rivolgere lo sguardo: Maria infatti è colei che porta a Gesù, attraverso di lei è più facile incontrarlo, lei che lo ha portato nel mondo ed è presente la maggior parte delle volte in cui a vari livelli Gesù si mostra al mondo: all'Epifania, alla presentazione al tempio, ed è proprio per sua intercessione che Gesù compie il suo primo miracolo e inizia la sua vita pubblica.

La donna tiene in braccio Gesù bambino avvolto in una coperta bianca che sembra srotolarsi al suo movimento: il bambino in maniere molto umana e naturale si stringe teneramente alla madre e ricambia lo sguardo d'amore del padre. Giuseppe viene rappresentato secondo la tradizione come un uomo anziano, vestito di una tunica gialla e di un mantello dello stesso colore della veste di Maria, con in mano un libro, forse per indicare che egli è l'ultimo Patriarca del Vecchio Testamento, da cui Gesù prende la genealogia della stirpe di Davide. Giuseppe sembra leggermente in disparte ma è sempre presente accanto alla sua famiglia sulla quale vigila, come mostra il suo sguardo rivolto a Gesù, senza far mai pesare la propria presenza, lui discendente di Davide che vive come artigiano.

E' proprio la sua capacità di mettersi da parte e restare in silenzio che lo rende capace di ascoltare la voce di Dio che lo ha guidato nel corso della sua vita: quando voleva allontanare in segreto Maria per non ripudiarla pubblicamente gli apparve in sogno l'arcangelo Gabriele per dirgli di prendere Maria con se e crescere Gesù. Un altro sogno lo avvertì della strage degli innocenti di Erode e lui prontamente portò la famiglia in Egitto, finché non viene avvisato, sempre in sogno, della morte di Erode e che quindi può fare ritorno alla sua terra. L'uomo che visse sempre nel silenzio e nell'ascolto non fa parlare di se nemmeno con la morte che non viene citata nei Vangeli.

(Francesco Niccoli)

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San Michele In Foro: Madonna con Bambino In trono

Questa Madonna con Bambino in trono è stata realizzata nel XIV secolo impiegando la tecnica dell'affresco: una pittura stesa sopra uno strato di intonaco particolare quando questo è ancora umido, in modo che il colore si leghi all'intonaco fissandosi mentre si asciuga.

La Madonna indossa una veste rossa ed è avvolta nel maphorion, un mantello blu con il bordo dorato e tre stelle, una sul capo, di cui si vede una punta, una sulla spalla destra e l'altra su quella sinistra nascosta dalle pieghe del mantello; le stelle sono un antico simbolo siriano di verginità, nel caso di Maria sono tre per indicare la sua purezza prima, durante e dopo il concepimento.

I colori del vestiario hanno un preciso significato: il porpora rappresenta la maestà e quindi la natura divina, mentre il blu è il colore dell'umanità. Nelle icone ortodosse questa combinazione di colori, rosso sotto e blu sopra, è assegnata solo a Cristo in quanto essendo Verbo incarnato è di origine divina ma ammantato e rivestito di umanità, mentre i colori di Maria sono l'opposto, manto rosso sopra la veste blu, per indicare come lei pur appartenendo all'umanità è Piena della Grazia di Dio che la riveste di divino.

Dal XIII secolo in poi in Occidente si cominciò a far vestire Maria con gli stessi colori impiegati per Cristo, perché lei era stata scelta da Dio prima ancora che nascesse per portare a compimento il Piano di Salvezza, lei che infatti, alla fine della sua vita terrena ascende al cielo.
La Vergine tiene in braccio Gesù avvolto in una coperta arancione, colore molto utilizzato per le vesti quando Gesù è bambino, perché rimanda all'argilla e allude all'incarnazione in quanto nella Genesi è scritto che Dio creò l'uomo plasmando il suo corpo nell'argilla, animata poi dal suo soffio vitale. In questo affresco Cristo è infatti l'Emmanuele, Dio con noi, fattosi carne per salvarci. Maria è rappresentata a seno scoperto mentre allatta il figlio secondo una tipologia già presente fin dal VI e VII secolo, chiamata in greco Galaktotrophousa, in latino Lactans.
Questo tipo di immagini che esaltano la maternità di Maria e l'umanità di Gesù, erano molto apprezzate dalla gente che continuò a venerarle nonostante il Concilio di Trento le avesse giudicate fuorvianti perché troppo sensuali. Questa tipologia viene unita a quella della Madonna in Trono, rappresentato in tutta la sua tridimensionalità cercando di rendere la concretezza dei materiali: è infatti una complessa struttura architettonica con un timpano e pinnacoli, decorata con cornici scolpite e intarsi marmorei, come se fosse una chiesa più che un trono. Il trono celeste con Maria e Gesù qui diventa una chiesa terrestre dove si può incontrare un Dio che si è fatto carne e che ha ricevuto il latte da Maria prima di diventare lui stesso “cibo di salvezza” per i credenti.

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San Michele In Foro: statua di S. Lucia

In alto all'interno di una nicchia racchiusa dall'architettura dell'altare dedicato a S. Lucia, la cui festa si celebra il 13 Dicembre, troviamo la statua della santa, realizzata nel XVI secolo in terracotta dipinta da un autore rimasto ignoto.

Lucia con indosso una vesta verde sulla quale è drappeggiato un mantello rosso con ricami dorati è ritratta in una posa che esprime stabilità e risolutezza. In mano reca i suoi attributi: nella destra tiene la spada, qui ridotta ad un pugnale,con il quale fu uccisa mentre nella mano sinistra la santa protettrice della vista, tiene una patera che invece di contenere, come in molte raffigurazioni gli occhi della santa, emana dei raggi di luce.

Lucia è una giovane cristiana, orfana di padre, nata a Siracusa nel 283 d.C., che viveva con la ricca madre Eutichia da anni malata. La ragazza, già promessa sposa ad un giovane pagano, compì insieme alla madre un pellegrinaggio alla tomba di S. Agata per chiedere tramite la sua intercessione la guarigione della madre; davanti al sepolcro della santa Lucia cade addormentata e in sogno le appare S. Agata che le dice: “Lucia, perché chiedi a me ciò che puoi ottenere te per tua madre?”.

Tornate a casa la madre era guarita e Lucia decise di consacrarsi a Cristo e dopo molte insistenze convinse la madre a dare i suoi averi ai poveri.
Il pretendente sposo si infuriò per il rifiuto del matrimonio e la denunciò come cristiana al governatore Pascasio. Al processo la giovane si dimostrò fiera e risoluta, professando la sua fede e rispondendo al governatore con arguzia mettendolo spesso in difficoltà; quando questi la condannò ad essere esposta come prostituta, lei con sicurezza affernò che “il corpo si contamina solo se l'anima acconsente e che potevano fare qualsiasi cosa al suo corpo ma lei sarebbe rimasta pura”.

Nonostante 10 uomini cercassero di portarla con la forza al postribolo il suo corpo, diventato pesantissimo non si mosse di un centimetro. Pascasio allora ordinò che fosse bruciata ma il fuoco non la scalfì e solo quando lei stessa piegò il ginocchio profetizzando la caduta di Diocleziano e Massenzio e offrendo il collo al carnefice fu possibile decapitarla.
 L'artista ritrae nel volto di Lucia l'espressione fiera e sicura di chi sa di camminare nella luce, consapevole che se terrà l'anima rivolta verso Dio, la vera luce, qualsiasi cosa accada intorno a lei e qualsiasi cosa possano fare al suo corpo lei rimarrà al sicuro da qualsiasi colpa e pura nella fede.

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Calendario per le celebrazioni del Natale del Signore

CONFESSIONI 

OGNI GIORNO a san Giusto dalle 9,30 alle 10; dalle 10,30 alle 12; dalle 15,30 alle 17

IL VENERDI a san Leonardo in Borghi dalle ore 15 alle 18

LUNEDI 21 E MARTEDÌ 22 dicembre dalle 18 alle 19 nella chiesa di san Paolino per i ragazzi delle elementari, delle medie e delle superiori.

In prossimità del Natale, nelle chiese di san Giusto e di san Leonardo in Borghi, con questo orario

MERCOLEDÌ 23 dicembre dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18

GIOVEDÌ 24 dicembre dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18


NOVENA DI NATALE 
da lunedì 14 ogni giorno FERIALE alle ore 17 nella chiesa di san Giusto


NATALE DEL SIGNORE 

24 GIOVEDÌ ---  VEGLIA NELLA NOTTE SANTA

ORE 23,00 NELLA CHIESA CATTEDRALE PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO

ORE 19,00 A S. LEONARDO IN BORGHI (MESSA DELLA VIGILIA DI NATALE)

ORE 23,30 A S. FREDIANO  


25 VENERDÌ --- NATALE DEL SIGNORE 
orario festivo Messe

PRANZO DI NATALE CON LA COMUNITA’ DI S. EGIDIO E I POVERI


27 DOMENICA Festa della Santa Famiglia ore 11,00 in S. Michele:
S.Messa con chi si prepara al matrimonio e le famiglie che ricordano gli anniversari di matrimonio


31 GIOVEDÌ ore 17,00 in cattedrale: “TE DEUM” di Ringraziamento per l’anno trascorso
Non c’è la S. Messa vigiliare a S. Frediano


1 VENERDÌ GENNAIO 2016   SOLENNITA’ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO 
orario festivo delle Messe

ore 16,00 dalla chiesa di S. Andrea: Marcia della pace con le Associazioni Laicali ore 17,00 in Cattedrale: S. Messa presieduta dall’Arcivescovo

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San Michele In Foro: MADONNA CON BAMBINO TRA I SS. G. BATTISTA E LORENZO di P.Guidotti


Questo quadro, in origine in S. Alessandro è stato dipinto tra 1610 e il 1615 da Paolo Guidotti, detto il Cavalier Borghese, nato a Lucca intorno al 1560 ma formatosi a Roma dove lavorò per la curia papale e per il Cardinal Borghese; fu uno dei primi seguaci di Caravaggio, da cui riprese l'utilizzo dei forti chiaroscuri che riuscì a far convivere con l'eredità colta del tardo manierismo romano, in uno stile sempre diverso e anticonformista. Papa Paolo V lo nominò Cavaliere della Milizia di Cristo e gli concesse il permesso di fregiarsi del cognome Borghese.

Personaggio molto eclettico, studio anche lettere, musica, astrologia, e matematica. Al centro del dipinto c'è la Madonna, con in capo una corona di 12 stelle e indosso una veste rosa con sopra un mantello blu; la donna tiene in braccio un Gesù bambino rappresentato in una posa al tempo stesso elegante ma vivace e realistica.
Ai lati due angeli reggono rami di palme e ulivi: uno di essi poggia la mano sulla testa di un uomo che si sta inginocchiando per rendere omaggio rivestito da una veste liturgica rossa con ricami dorati: è la dalmatica che nell'antichità identificava i diaconi, un magistero importantissimo nella chiesa primitiva.

Si tratta di S. Lorenzo che, nato a Osca in Spagna nel 225 d.C., si trasferì a Roma dove divenne uno dei sette diaconi di papa Sisto; subì il martirio, secondo la tradizione arso vivo sulla graticola, nel 258 d.C., 3 giorni dopo il suo vescovo, arrestato durante la celebrazione eucaristica.

Dalla parte opposta si trova un altro uomo, seminudo: è Giovanni Battista, figlio di Elisabetta e cugino di Gesù, l'ultimo dei profeti del vecchio testamento, presente anche nel Corano, è il primo a riconoscere Gesù, sobbalzando nel ventre materno.
Alla sua nascita da una donna ritenuta sterile e annunciata dall'arcangelo Gabriele, il padre Zaccaria riacquistò la parola persa per l'incredulità. In età adulta si ritirerà per fare vita da asceta nel deserto e da lì partirà la sua predicazione di penitenza e conversione in attesa del Messia, che in occasione del battesimo di Gesù nelle acque del Giordano, riconoscerà pubblicamente in lui, indicato come l'Agnello di Dio. Incarcerato per la sua predicazione e per aver criticato il matrimonio del Re Erode Antipa con Erodiade, in precedenza moglie del fratello, fu fatto decapitare su richiesta della figliastra Salomè, istigata dalla madre.

L'ambientazione è all'interno di un'architettura indistinta con uno sfondo grigio illuminato da una lama di luce cavaraggesca che da risalto e vivifica le figure. Nel volto della Vergine e degli angeli l'artista riprende l'eleganza del tardo manierismo. Un bellissimo gioco di sguardi vivacizza il quadro: l'angelo alla sinistra di Maria si volta come se volesse coinvolgere altra gente, mentre l'altro messaggero divino china il capo deferente; S. Lorenzo ha lo sguardo rivolto al Bambino che insieme a Maria ricambia: Gesù, fattosi uomo, viene incontro all'uomo per salvarlo. Giovanni, nella chiesa Ortodossa definito “Il precursore”, colui che apre la strada, rivolge lo sguardo all'osservatore e con il gesto della mano gli indica il Messia.

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Settimana 6 - 12 dic 2015 2a avvento anno C




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San Michele In Foro: Martirio di S. Andrea di Pietro Paolini

Questo quadro che raffigura il Martirio di S. Andrea, la cui festa si celebra il 30 novembre, è stato realizzato nel 1635 da Pietro Paolini, uno dei più grandi pittori caravaggeschi toscani: nato a Lucca nel 1603, ma formatosi artisticamente a Roma dove vide di persona i quadri di Caravaggio e dei suoi seguaci, dopo aver conosciuto anche l'arte bolognese e veneta, tornò nel 1631 alla sua città natale, dove fondò un'accademia di pittura.

Andrea, fratello di Pietro, era discepolo di Giovanni ma quando sente dire dal suo maestro che Gesù è l'Agnello di Dio subito lo segue e dopo averci parlato è il primo tra gli Apostoli a riconoscerlo come Messia per poi farlo conoscere anche al fratello. Successivamente mentre pescava ricevette la chiamata di Cristo che promise di farlo diventare “Pescatore di Uomini”; era presente insieme a Gesù sul Monte degli Ulivi durante il “discorso escatologico” sui segni e su come prepararsi alla venuta del Signore. Secondo la tradizione evangelizzò l'Asia Minore e nella Russia meridionale per poi stabilirsi in Grecia a Patrasso dove guidò la comunità Cristiana e subì il martirio, intorno al 60 d.C. E' patrono delle sede episcopale di Costantinopoli, della Romania, della Russia e della Scozia, che reca la croce detta di S. Andrea nella propria bandiera.

Pietro Palini raffigura qui il santo mentre va in contro al suo martirio: viene spogliato degli abiti per poi essere appeso su una croce a forma di X che lui stesso aveva voluto, perché ricordava l'iniziale greca di Cristo.
La composizione è molto complessa e ricca di personaggi, rappresentati in maniera naturalistica, simili a quelli che si potevano incontrare nelle vie e nelle piazze al tempo dell'artista: in alto un ufficiale, protetto da un'armatura seicentesca, da cavallo impartisce ordini con un movimento imperioso del braccio, un uomo regge la croce e guarda verso il suo compagno in basso.
Sul lato destro un uomo barbuto regge un libro e guarda il santo, mentre l'altra guardia con il turbante si gira verso lo spettatore per coinvolgerlo nella scena.
Sullo sfondo la folla che si raduna a vedere l'esecuzione e in alto sulla destra edifici che richiamano l'architettura antica e il cielo. Al centro della composizione dove converge una sapiente girandola di sguardi dei personaggi è il volto del santo che con espressione mistica si rivolge verso la croce, in cima alla quale appare un angelo con la corona: la croce non è per il santo un segno di morte ma per glorioso simbolo di salvezza per chi come Andrea testimonia con la sua vita la fede in Cristo.

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Settimana 22 - 28 nov 2015 XXXIV t.o. anno B

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San Michele In Foro: S. Caterina d'Alessandria


Questo quadro, realizzato da Antonio Franchi, detto “Il Lucchese”, nella seconda metà del XVII secolo raffigura S. Caterina d'Alessandria, la cui festa si celebra il 25 novembre. Il pittore, che lavorò per importanti famiglie come i Buonvisi e gli Strozzi, nacque a Villa Basilica nel 1634 e dopo essere cresciuto artisticamente a Lucca si trasferì a Firenze dove, grazie alla sua abilità che spaziava dal barocco romano al classicismo con influssi veneziani, divenne il ritrattista ufficiale della corte medicea; fu anche un uomo di grande cultura con interessi che spaziavano dalla filosofia alla matematica fino alla meccanica e alla fisica, praticata seguendo il metodo di ricerca di Galileo.

S. Caterina viene qui ritratta come una giovane fanciulla di ottima famiglia, con indosso un bell'abito e in capo una corona a impreziosirne l'acconciatura; il viso è molto individualizzato, come se fosse il ritratto di una dama contemporanea in carne e ossa. La figura, in piedi accanto ad un angelo, che tiene in mano un giglio simbolo di verginità, è avvolta da un mantello giallo che ricade in ampie pieghe di gusto classico. La giovane in mano reca i suoi attributi, la palma del martirio e un frammento di ruota dentata: Caterina era infatti una bellissima ragazza cristiana, secondo la leggenda figlia di un re e istruita fin da giovane nelle arti liberali, vissuta ad Alessandria d'Egitto alla fine del III secolo.

Durante le celebrazione per un imperatore romano, probabilmente Massimino Daia, le fu chiesto di offrire sacrifici, ma lei rifiutò e chiese all'imperatore di riconoscere Cristo come salvatore; egli, però, colpito dalla sua bellezza chiamo i migliori retori della città per convincerla a compiere i sacrifici e a sposarlo. Fu però Caterina a convertire miracolosamente tutti i retori, per questo condannati a morte insieme a lei: la donna fu mandata al supplizio della ruota dentata che però si ruppe, costringendo l'imperatore a farla decapitare.

La Santa non è posta al centro della composizione, ma spostata di lato per far posto, non tanto all'angelo, ma alla luce dorata, simbolo di Dio, che si trova così protagonista insieme a lei del quadro. Dalla luce e dal suo sapiente utilizzo, dipendono la varietà dei colori: l'incarnato del volto di Caterina è reso pallido dalla luce dorata, mentre i piedi e l'angelo, in parte coperti dalle nubi, sfoggiano molteplici toni di rosa, così come sono tantissime le sfumature di grigio delle nubi. Lo sfondo con le nubi e la luce divina vuole annullare le pareti della chiesa e aprire uno squarcio sul paradiso dal quale si affaccia la Santa per mettersi in posa davanti all'artista.

(Francesco Niccoli)

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Settimana 15 - 21 nov 2015 XXXIII t.o. anno B


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San Michele In Foro: MADONNA CON BAMBINO di Braccio e Raffaello da Montelupo


Questo altorilievo in marmo bianco faceva parte di un sepolcreto realizzato nel 1520-1523, da Baccio e Raffaello da Montelupo in onore di Silvestro Gigli, vescovo di Worcester e ambasciatore del re d'Inghilterra Enrico VIII presso la Santa Sede.

Questi fu un personaggio importantissimo della storia lucchese del primo Cinquecento e di questa chiesa: dal punto di vista istituzionale trasformò S. Michele da Priorato dipendente dal Vescovo a Collegiata soggetta solo alla Santa Sede, retta da un Decano scelto dalla famiglia Gigli che aveva il giuspatronato sulla chiesa. Silvestro Gigli, fornì gli edifici da demolire per realizzare a fianco della chiesa il nuovo palazzo, realizzato da Francesco Marti, che al piano terrà ospitò la famiglia Cenami mentre al primo la sede del Decano e dei Canonici.

Della realizzazione del monumento funebre di un personaggio così importante furono incaricati due celebri artisti: Bartolomeo Sinibaldi, detto Braccio da Montelupo, studiò con l'amico Michelangelo Buonarroti e a Lucca fece il progetto della Chiesa di S. Paolino; è considerato il tramite tra la scultura quattrocentesca, ispirata a Donatello, e la nuova scultura del XVI secolo che aveva come modello Michelangelo. Il figlio Raffaele, detto Raffaello, imparò dal padre e lavorò a Roma nella cerchia di Raffaello Sanzio per poi essere scelto da Michelangelo in persona come suo collaboratore a cui commissionò molte opere sotto la sua direzione.

La scultura doveva essere posto in cima al monumento, probabilmente composto da un sarcofago, con la statua del morto adagiata sopra come se dormisse, all'interno di una struttura architettonica complessa.

La Madonna ha il capo coperto da un velo che si increspa e si fonde con le pieghe dell'abito a far risaltare un corpo, non etereo e idealizzato, ma voluminoso e vivo. Il volto di Maria è pacato e sereno, così come quello del bambino che tiene in braccio. Ma la posa del Bambino, rivolto verso l'osservatore, che a prima vista può sembrare ieratica per la mano destra sollevata nell'atto di benedire, è animata dalla mano sinistra teneramente appoggiata a quella della madre. Anche il corpo del bambino è molto realistico, paffuto e con i piedi che si appoggiano instabili sulle ginocchia di Maria. Gli artisti, animano il linguaggio classicista presentando dei corpi voluminosi e credibili e ci presentano una Madonna e un Gesù bambino umani e vivi, per l'osservatore una presenza concreta e quasi familiare.

(Francesco Niccoli)

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San Michele In Foro: S. ANDREA AVELLINO

Questo quadro fu dipinto nel XVIII secolo da un autore purtroppo a noi rimasto sconosciuto che qui ritrasse S. Andrea Avellino: il santo, nato a Castronovo (PZ) col nome di Lancellotto, si dedicò agli studi giuridici e dopo aver frequentato gli esercizi spirituali del gesuita padre Diego Lainez, che costituirono il momento della sua vera conversione, decise di vivere lottando contro i moti istintivi della propria volontà e cercando di fare ogni giorno un passo nella via della perfezione.

Nel 1545 fu ordinato sacerdote e nel 1556, cambiando il suo nome in Andrea in onore dell'Apostolo, entrò a Napoli nell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini, un ordine fondato nel XVI secolo da San Gaetano Thiene e Gian Pietro Carafa con lo scopo di riportare il clero alla vita apostolica autentica.

Dopo essersi dedicato a profondi studi teologici e all'insegnamento ai novizi, S. Carlo Borromeo nel 1570 lo volle a Milano per aiutarlo nella riforma della chiesa ambrosiana, secondo gli esiti del concilio di Trento. Ritornato a Napoli, si adoperò per pacificare i tumulti scoppiati nel 1585 e mise a disposizione dei bisognosi le risorse della sua famiglia religiosa.

Il dipinto raffigura il momento della sua morte, avvenuta il 10 dicembre del 1608 mentre si apprestava a celebrare la messa.
La composizione sapiente ed equilibrata, è caratterizzata da forti chiaroscuri, con una luce che proviene dall'alto. A sinistra c'è il santo, con indosso gli abiti sacerdotali, mentre sviene, sorretto da una persona; dalla parte opposta l'altare con sopra il Vangelo: la Mensa e la Parola. Al centro in basso un officiante viene incontro ad Andrea porgendo una croce e alzando il palmo della mano come a calmare l'ansia di chi sorregge il santo e a dare un'ultima benedizione. L'espressione è serena, sa che Andrea sta andando incontro a Dio.
Lo sfondo, a tinte cupe, riesce a fondere insieme l'ambiente reale della chiesa in cui si svolge la scena con quello della visione mistica di Andrea morente. Si vede, infatti, al posto delle pareti e del tetto dell'edificio un cielo popolato da angeli: il paradiso che si apre per accogliere il santo. Gli angeli, infatti, si dispongono ai lati lasciando al centro uno spazio, come per far posto a S. Andrea Avellino, un uomo che a vissuto la sua vita per diventare un uomo migliore, e far diventare il mondo in cui viveva un posto migliore, insegnando, non solo a parole ma con il suo esempio, ad essere “operatori di pace” e a ricercare Dio.

(Francesco Niccoli)

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San Michele In Foro: S. FILOMENA di Stefano Lembi

Questo quadro, realizzato nel 1867 da Stefano Lembi, rappresenta S. Filomena affiancata da due angeli recanti gli attributi che permettevano ai fedeli di riconoscerla: il linguaggio pittorico è molto lineare e pulito, privo di forti chiaroscuri e di effetti coloristici.

Lo sfondo è semplificato, con un cielo limpido, il mare piatto e un terreno roccioso. La composizione è semplice, le pose sono ieratiche e i volti poco espressivi, lo scopo dell'artista non è commuovere il fedele ma presentare con semplicità la santa e renderla subito riconoscibile. L'angelo di destra tiene in mano un giglio simbolo di verginità mentre l'altro angelo un'ancora. La santa è raffigurata con una mano al petto e l'altra che tiene una palma, simbolo del martirio e una freccia che rimanda insieme all'ancora alla sua passione.

La storia di questa santa è una delle più misteriose, tanto che negli anni '60 fu rimossa dal calendario romano per mancanza di notizie certe, nonostante la forte devozione popolare.

Nel 1802 vennero ritrovati i suoi resti in un loculo delle catacombe di Priscilla, coperti da tre tegole, recanti la scritta “Pax tecum Filomena”, e un vaso con una sostanza scura creduta sangue. Della sua biografia però non si seppe niente finché nel 1833 suor Maria Luisa di Gesù, ebbe la “rivelazione” dalla santa stessa con visioni del suo martirio: Filomena era la figlia di un re della Grecia, giunta con suo Padre a Roma in occasione di un trattato di Pace con l'imperatore Diocleziano che si innamorò di lei e la volle in sposa; la fanciulla però rifiutò perché aveva consacrato la sua verginità a Cristo. L'imperatore, irato, la fece flagellare, ma ad ogni colpo la giovane guariva miracolosamente, allora la fece legare ad un ancora e gettare in mare ma la fune si spezzo e la santa tornò in superficie; decise poi di farla trafiggere da frecce, ma queste deviavano miracolosamente per non colpirla, infine l'imperatore fu costretto a decapitarla.

Il pittore quindi vuole trasmettere nella maniera più semplice possibile senza orpelli ne sfoggio di bravura tecnica, l'esempio di una donna che ha rinunciato a essere la moglie dell'imperatore ed è andata incontro alla morte pur di rimanere fedele a Dio.

(Francesco Niccoli)

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San Michele In Foro: il Presbiterio


Il Presbiterio, ovvero l'area riservata al clero officiante, è il cuore della chiesa, composto da diversi elementi che anno subito vari cambiamenti nel corso di secoli. In origine era diviso dal resto della chiesa da un recinzione per sottolinearne l'importanza ed è tuttora sopraelevato per renderlo visibile a tutti e qualificarlo subito come il cardine della chiesa stessa.

Al limite del presbiterio, in posizione laterale, si trova l'ambone, il luogo dove si leggono le Sacre Scritture e da dove si proclama il preconio pasquale; è infatti indissolubilmente legato al cero pasquale che si trova sempre o davanti o al lato del ambone. Nelle chiese antiche poteva essere composto anche da più leggii, e nelle chiese romaniche spesso erano due ai lati del presbiterio.

Nel presbiterio si trova la sede, ovvero il seggio, del celebrante e di coloro che servono la messa; nelle chiese antiche era spesso collocato in fondo al presbiterio e talvolta nell'abside, come la cattedra, ovvero la sedia, vescovile.

Sotto l'abside che conclude il presbiterio si trova la cripta dove venivano conservate le reliquie, nel Medioevo molto importanti perché consentivano alle persone di “vedere e toccare” la santità, che diventava così più vicina al quotidiano.

L'elemento più importante del presbiterio è l'altare, il centro stesso della chiesa, dove viene celebrato il sacrificio eucaristico e dove sono state poste le reliquie nella dedicazione della chiesa.

L'altare attuale, fatto a mensa, è collocato, secondo i dettami del Concilio Vaticano II al centro del presbiterio; alle sue spalle si vede quello realizzato alla metà del XVIII secolo da Giovanni Vambrè il Giovane, in marmi policromi e bronzo dorato, con al centro una croce fiorita sormontata da due cherubini.

Dopo il Concilio di Trento nelle chiese l'altare veniva spostato verso il fondo, unito al Tabernacolo e abbellito con ori, candelieri, stucchi, statue e ornamenti di ogni sorta. L'altare di Vambrè al centro ospita le reliquie di San Davino Armeno che lasciati tutti i propri averi ai poveri partì per un pellegrinaggio a Roma e Gerusalemme per poi morire a Lucca nel 1050 consunto dalla fatica e dalle malattie.

(Francesco Niccoli)

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San Michele In Foro: la chiesa e le sue parti

La chiesa che oggi vediamo è stata costruita a partire dal 1070 sopra un edificio più antico, con la stessa dedicazione, risalente all'VIII secolo. I lavori di costruzione cominciarono per volere del vescovo Anselmo da Baggio, che con il nome di Alessandro II fu uno dei grandi papi riformisti della fine del XI secolo. L'edificio in stile romanico contiene dei forti rimandi simbolici in ogni sua parte.

La pianta è a tre navate, simbolo trinitario, rette da colonne con capitelli d'ispirazione classica che rimandano a Roma, il centro della cristianità occidentale. Le colonne sono sei per lato, in tutto dodici e simboleggiano gli apostoli: la chiesa come indicato dal simbolo niceno è infatti “apostolica”, retta appunto dai 12 apostoli. La navata centrale, ampia e lunga, esprime orizzontalità e converge lo sguardo di chi entra direttamente sull'altare, per rendere l'idea di comunità che si concretizza nella processione dei fedeli verso l'altare, il popolo che cammina verso Cristo. A metà chiesa c'è il pulpito del XVIII secolo, utilizzato per la predicazione, a differenza dell'ambone riservato solamente alla lettura delle Sacre Scritture.

La navata centrale termina nel presbiterio, l'area della chiesa riservata al clero officiante, rialzata rispetto al pavimento delle navate per far posto alla cripta sottostante: al centro si trova l'altare maggiore, il fulcro di tutta la chiesa, dove si svolge il sacrificio eucaristico e termina in un abside semicircolare che conferisce alla chiesa il tradizionale orientamento ad Est, dove sorge il sole, simbolo di Cristo.

Ai lati del presbiterio si trovano i due bracci del transetto che danno alla pianta della chiesa la forma di croce; quello di sinistra ospita la cappella del Santissimo Sacramento mentre quello di destra sul quale si imposta il campanile è diviso in due cappelle da un pilastro.

Tutta la pianta della chiesa rappresenta Cristo sulla croce con le braccia aperte simboleggiate dal transetto, la testa dall'abside e il cuore dall'altare.

(Francesco Niccoli)

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Settimana 11 - 17 ott 2015 XXVIII t.o. anno B




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CORSO DI ICONOGRAFIA


Da giovedì 15 ottobre, un giorno la settimana, alle ore 18 e alle ore 21 presso i locali dell'Oratorio Parrocchiale a San Leonardo in Borghi, via san Leonardo, 12.

Il corso è rivolto ad allievi di qualsiasi livello, anche principianti, e permetterà di realizzare una icona con la tempera all’uovo secondo i canoni bizantini dei primi secoli.

Non è richiesta nessuna capacità artistica.

Alla tecnica saranno integrate lezioni di iconologia, teologia e spiritualità dell’icona ortodossa a cura di don Mauro Lucchesi.
Al termine del corso bimestrale sarà rilasciato un attestato di partecipazione, e le icone realizzate saranno benedette durante la Divina Liturgia.

L’incontro iniziale di giovedì 15 ottobre è per condividere tutti insieme il programma e il progetto del corso Info e iscrizioni: 338 73 92 120


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San Michele In Foro: la statua dell'arcangelo

Al centro della nicchia sull'altare di S. Michele si trova una bella statua dell'arcangelo risalente al 1658, in pietra del Monte Gargano con inserti in metallo.
La scelta del materiale è significativa, non per le proprietà della roccia ma per la sua provenienza: su quel monte è apparso più volte proprio S. Michele, la prima delle quali nel 490, e lì si trova uno dei dei tre più prestigiosi santuari dedicati all'arcangelo, insieme alla Sacra di S. Michele in Val di Susa e Mont-Saint-Michel in Normandia.

Questa statua fu un dono con cui volle onorare la sua città natale Alfonso Puccinelli, vescovo di quella diocesi ma originario di Lucca, a cui nel 1565 , alla fine di una grave pestilenza, apparve personalmente l'arcangelo. In questa scultura barocca S. Michele, protetto da una lorica, l'armatura dei soldati romani, con in capo un elmo adornato con piume dorate, così come quelle delle sue ali, è raffigurato mentre con il piede, avvolto dai calzari tipici dei legionari, schiaccia a terra un demonio, pronto a colpirlo con la spada che tiene in mano.

Viene infatti ritratto come il principe dell'esercito celeste secondo un iconografia tipica nell'Occidente, tratta dall'Apocalisse di S. Giovanni che lo presenta alla guida dell'esercito di angeli nella battaglia contro il drago rosso. S. Michele, protettore dei poliziotti, rappresenta infatti il campione della lotta tra bene e male, una battaglia interiore che ciascuno è chiamato a intraprendere all'interno del proprio cuore, uno scontro quotidiano contro i vizi che ci allontano da Dio, primo tra tutti la superbia che fece ribellare al suo creatore lo stesso Lucifero, prima angelo come Michele.

(Francesco Niccoli)

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San Michele In Foro: il quadro di San Matteo

Questo quadro, raffigurante l'Ispirazione di S. Matteo, è stato realizzato da un autore del XVII secolo, purtroppo rimasto ignoto.
Il santo è ritratto mentre scrive il suo Vangelo con un angelo al suo fianco.
Matteo, anziano e barbuto, è seduto con in grembo il libro, mentre con la mano destra intinge la penna nel calamaio, tenuto dall'angelo in piedi accanto a lui; l'espressione è concentrata, consapevole dell'importanza del compito che sta svolgendo, la mente è impegnata ad ascoltare l'angelo.
Questi con una mano tiene il calamaio, aiutando fisicamente Matteo, mentre con l'altra indica il cielo, sottolineando come egli sia solo un messaggero e che le parole che lui dice a Matteo, sono pronunciate da Dio.

Questi gesti sono il cuore del messaggio tramandato dal pittore e dal committente ai fedeli che guardano la tela; il loro scopo è portarli dentro al mistero dell'ispirazione divina delle sacre scritture.

Il dipinto è incentrato su queste due figure, lo sfondo non esiste, i due personaggi si stagliano nell'oscurità, resi visibili da un luce celeste proveniente da un punto in alto alle spalle dell'angelo: la luce divina illumina solo le figure, non la stanza e, dando tridimensionalità alle figure, simbolicamente rende “vivi” i due personaggi; Dio ha nobilitato l'uomo e scelto un pubblicano, nel mondo ebraico peccatore per definizione, per trasmettere la sua parola di vita.

(Francesco Niccoli)

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Settimana 20 - 26 sett 2015 XXV t.o. - anno B




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Lettera alla comunità parrocchiale con nuovi orari e luoghi Messe domenicali

"Siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. Ef 5, 19-21"

Carissime e carissimi,
siamo arrivati a questa domenica 20 settembre, data che ci siamo posti per il cambiamento dell’orario di alcune Celebrazioni Eucaristiche della nostra Comunità del Centro Storico di Lucca.
Questo foglietto ha lo scopo di fare da “ricordo” degli orari e dei luoghi in cui la nostra Comunità si ritrova per celebrare il Giorno del Signore (la tabellina è sul retro).

Tuttavia in queste brevi righe è riposta anche la speranza e la fiducia che questi cambiamenti (che hanno “scombussolato” il giusto le consuetudini degli appartenenti a questa “parrocchia”) aiutino a costruire una vera Comunità, che sa riconoscersi nell’insegnamento del Signore Gesù e si sa alleggerire di ciò che non le permette di “spiccare il volo”. Il testo del vangelo di questa domenica (Mc 9, 30-41) ci mette proprio di fronte a Gesù che cerca di educare, di formare i suoi discepoli e dà loro la misura con delle parole chiare e audaci «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti»”. Le indicazioni del Signore non vengono mai a caso! L’accoglienza degli inevitabili cambiamenti che riguardano diversi aspetti della vita religiosa (tra cui quello della riduzione del numero delle messe) diventa espressione di quel metterci al servizio di tutti che Gesù ci richiede e che esprime la vera fedeltà alla sua Persona.

Allora partiamo con gioia e serenità in questa fase della vita della nostra Comunità! mi auguro che scopriremo come lo stare di più insieme riempia il cuore di contentezza e ci faccia gustare il segno di quella autentica fraternità che il Signore Gesù ci offre e ci chiede.

Con tutta la passione e l’affetto,
don Lucio
Lucca, 20 settembre 2015


IL NUOVO ORARIO E LA NUOVA COLLOCAZIONE DELLE MESSE DOMENICALI DELLA PARROCCHIA È IL SEGUENTE

ore 17,30 messa vigliare in san Frediano
ore 09,00 messa in san Leonardo in Borghi
ore 10,30 messa in san Michele
ore 12,00 messa in san Frediano
ore 18,00 messa in san Pietro Somaldi
ore 19,00 messa in san Paolino.

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Si è spento mons. Bruno Tommasi

Oggi 17 settembre alle ore 14 si è spento mons. Bruno Tommasi Arcivescovo Emerito di Lucca, circondato dai parenti, dai collaboratori e medici che in queste settimane lo hanno assistito. Affidiamo al Signore misericordioso il nostro caro e amato Vescovo Bruno. Chiediamo alla comunità diocesana di accompagnare con la preghiera il suo incontro con il Padre ricco di misericordia.

La salma del vescovo Bruno sarà esposta nella giornata di domani venerdì 18 settembre nella chiesa di Santa Rita a Viareggio (quartiere Campo di Aviazione) e alle ore 21 ci sarà una veglia di preghiera.
Poi, la camera ardente dell'arcivescovo mons. Tommasi sarà allestita a Lucca nel Palazzo Vescovile, ove ha abitato durante gli anni del suo episcopato.

Sabato 19 settembre nel pomeriggio dalle ore 15 la camera ardente sarà aperta per la preghiera e la visita dei fedeli. Nella giornata di domenica 20 la camera ardente sarà aperta dalle ore 8 e resterà aperta interrottamente fino alla veglia delle ore 21.

Lunedì 21 giorno delle esequie la salma sarà traslata nella chiesa Cattedrale alle ore 10 fino al rito  funebre.

Le esequie di mons.Bruno Tommasi, saranno celebrate lunedì 21 settembre alle ore 16,30 in Cattedrale a Lucca. La liturgia sarà presieduta dall’arcivescovo mons. Italo Castellani che all'interno del comunicato della Curia ha, "Alla luce della fede in Cristo Risorto, pur nella fatica dell’umano distacco," annunciato "l’avvenuto pasquale transito dell’amato vescovo Bruno. 
Dopo una breve malattia il vescovo Bruno ha terminato la sua Storia e si è avviato all’incontro con il Risorto. Del vescovo Bruno porto con me un caro ricordo e una profonda gratitudine: è ancora viva in me la memoria del momento in cui mi ha accolto con grande fraternità in questa Chiesa di Lucca e i tanti episodi di vero affetto e sostegno con preghiera con cui mi ha accompagnato nel servizio episcopale in questi anni. Rendo grazie a Dio per il vescovo Bruno, che è stato un dono per la Chiesa di Lucca e la Chiesa italiana. Uomo di profonda fede, di intensa carità e umanità, è stato un grande testimone del Vangelo per tutti coloro che nel corso della vita lo hanno incontrato ed amato. I poveri e gli ultimi suoi prediletti insieme alla nostra preghiera lo accompagnino con le parole della liturgia: “In paradiso ti accompagnino gli angeli…, ti accolga il coro degli angeli e con Lazzaro povero in terra tu possa godere il riposo eterno nel cielo”."

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Attenzione!

Domenica 13 Settembre XXIV domenica del T.O. e vigilia della Santa Croce NON sarà celebrata la messa delle ore 19,00 in san Paolino.

Ricordiamo ancora una volta gli orari SS.Messe a partire da Domenica 20 Settembre:

* ore 17,30 messa vigilare (Sabato) in san Frediano;

* ore 09,00 messa in san Leonardo in Borghi;
* ore 10,30 messa in san Michele;
* ore 12,00 messa in san Frediano;
* ore 18,00 messa in san Pietro Somaldi;
* ore 19,00 messa in san Paolino.

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Verso la festa della Santa Croce


Chiesa Cattedrale: Mercoledì 9, Giovedì 10 e Venerdi 11 alle ore 21,00 celebrazione dei Vespri con la partecipazione delle Parrocchie della Zona Urbana. 
La nostra Comunità del Centro Storico è invitata a partecipare, in particolare venerdi 11.

DOMENICA 13 SETTEMBRE 
ore 18,00 in cattedrale, Celebrazione dei Primi Vespri, presieduta da Mons. Arcivescovo. 
ore 19,45 per coloro che partecipano alla Luminara punto di ritrovo in Piazza Santa Maria

LUNEDI 14 SETTEMBRE ESALTAZIONE DELI.A SANTA CROCE
Nella Chiesa Cattedrale: 

ore 9,00: S. Messa 
ore 10,30: Solenne Concelebrazione dell'Eucaristia, presieduta da Mons, Arcivescovo (non ci sarà la messa delle 10 a san Giusto). 
ore 17,00: Celebrazione
dei Secondi Vespri e "stazione" al Volto Santo, presieduta da Mons. Arcivescovo.

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Settimana 06 - 12 sett 2015 XXIII t.o. anno B


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Lettera alla comunità parrocchiale.



Il nuovo orario e la nuova collocazione che si attuerà da domenica 20 settembre è il seguente

ore 17,30 messa vigliare in san Frediano

ore 9,00 messa in san Leonardo in Borghi

ore 10,30 messa in san Michele

ore 12,00 messa in san Frediano

ore 18,00 messa in san Pietro Somaldi

ore 19,00 messa in san Paolino.


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Settimana 24 - 30 ago 2015 XIX t.o. anno B



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Festa di San Tommaso Apostolo



Venerdì 3 Luglio - Quartiere di Pelleria 

Ore 18.30 chiesa di S.Tommaso: celebrazione Eucaristica

Ore 20.30 'La cena del quartiere' nella piazzetta adiacente alla chiesa.

Info e adesioni (entro il 30 Giugno) al 348 3854995

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Settimana 28 giu - 4 lug 2015



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