Il santo è ritratto mentre scrive il suo Vangelo con un angelo al suo fianco.
Matteo, anziano e barbuto, è seduto con in grembo il libro, mentre con la mano destra intinge la penna nel calamaio, tenuto dall'angelo in piedi accanto a lui; l'espressione è concentrata, consapevole dell'importanza del compito che sta svolgendo, la mente è impegnata ad ascoltare l'angelo.
Questi con una mano tiene il calamaio, aiutando fisicamente Matteo, mentre con l'altra indica il cielo, sottolineando come egli sia solo un messaggero e che le parole che lui dice a Matteo, sono pronunciate da Dio.
Questi gesti sono il cuore del messaggio tramandato dal pittore e dal committente ai fedeli che guardano la tela; il loro scopo è portarli dentro al mistero dell'ispirazione divina delle sacre scritture.
Il dipinto è incentrato su queste due figure, lo sfondo non esiste, i due personaggi si stagliano nell'oscurità, resi visibili da un luce celeste proveniente da un punto in alto alle spalle dell'angelo: la luce divina illumina solo le figure, non la stanza e, dando tridimensionalità alle figure, simbolicamente rende “vivi” i due personaggi; Dio ha nobilitato l'uomo e scelto un pubblicano, nel mondo ebraico peccatore per definizione, per trasmettere la sua parola di vita.
(Francesco Niccoli)
Nessun commento:
Posta un commento