Questo quadro, realizzato nel 1867 da Stefano Lembi, rappresenta S. Filomena affiancata da due angeli recanti gli attributi che permettevano ai fedeli di riconoscerla: il linguaggio pittorico è molto lineare e pulito, privo di forti chiaroscuri e di effetti coloristici.
Lo sfondo è semplificato, con un cielo limpido, il mare piatto e un terreno roccioso.
La composizione è semplice, le pose sono ieratiche e i volti poco espressivi, lo scopo dell'artista non è commuovere il fedele ma presentare con semplicità la santa e renderla subito riconoscibile.
L'angelo di destra tiene in mano un giglio simbolo di verginità mentre l'altro angelo un'ancora. La santa è raffigurata con una mano al petto e l'altra che tiene una palma, simbolo del martirio e una freccia che rimanda insieme all'ancora alla sua passione.
La storia di questa santa è una delle più misteriose, tanto che negli anni '60 fu rimossa dal calendario romano per mancanza di notizie certe, nonostante la forte devozione popolare.
Nel 1802 vennero ritrovati i suoi resti in un loculo delle catacombe di Priscilla, coperti da tre tegole, recanti la scritta “Pax tecum Filomena”, e un vaso con una sostanza scura creduta sangue. Della sua biografia però non si seppe niente finché nel 1833 suor Maria Luisa di Gesù, ebbe la “rivelazione” dalla santa stessa con visioni del suo martirio: Filomena era la figlia di un re della Grecia, giunta con suo Padre a Roma in occasione di un trattato di Pace con l'imperatore Diocleziano che si innamorò di lei e la volle in sposa; la fanciulla però rifiutò perché aveva consacrato la sua verginità a Cristo. L'imperatore, irato, la fece flagellare, ma ad ogni colpo la giovane guariva miracolosamente, allora la fece legare ad un ancora e gettare in mare ma la fune si spezzo e la santa tornò in superficie; decise poi di farla trafiggere da frecce, ma queste deviavano miracolosamente per non colpirla, infine l'imperatore fu costretto a decapitarla.
Il pittore quindi vuole trasmettere nella maniera più semplice possibile senza orpelli ne sfoggio di bravura tecnica, l'esempio di una donna che ha rinunciato a essere la moglie dell'imperatore ed è andata incontro alla morte pur di rimanere fedele a Dio.
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