Il fianco sinistro della chiesa mostra tutte le sue fasi costruttive e ci permette di osservare a pieno i
volumi architettonici che compongono l'edificio: il primo livello presenta le solite arcate cieche su
colonne, con capitelli con foglie di acanto arricchite da figure scolpite, che si originano da un plinto,
in quello stile romanico lucchese-pisano che contraddistingue su ogni lato la parte bassa della
chiesa. Ogni due arcate cieche si apre una finestra, una monofora ogivale con una scultura ad ornare
la cuspide: si tratta di due aquile e un leone. Su questo lato non si trova la loggetta trecentesca e si
vede bene il retro della facciata che si innalza dalla chiesa come una quinta scenica; questo effetto
che rende San Michele una chiesa unica nel suo genere non è voluto ma è il frutto dell'interruzione
dei lavori che dovevano rialzare tutta la chiesa, ma che furono interrotti nel 1383.
La scala che porta
al culmine della chiesa serviva per la manutenzione delle statue e della parte alta della facciata, che
nelle altre chiese e accessibile da appositi passaggi nel sottotetto.
Guardando verso la navata
centrale si può osservare bene il paramento di mattoni sopra il muro di calcare bianco che all'interno
ospitava un ciclo di affreschi nascosto dalle volte, realizzate all'inizio del XVI secolo, in
sostituzione della copertura a capriate precedente.
Nel 1383 fu costruita la Sacrestia per opera di Maestro Fanuccio, addossato al braccio del transetto,
che è collegata al palazzo di fronte, il Palzzo Gigli, sede del Decano e dei canonici di San Michele
da quando nel 1518 la chiesa fu trasformata da papa Leone X in Collegiata, quindi indipendente dal
Vescovo e soggetta solo al pontefice.
Sullo spigolo che regge l'arco dal lato della chiesa è murato
un bassorilievo che raffigura l'arcangelo Michele che si erge sopra il drago sconfitto: la stessa scena
presentata sul culmine della chiesa e nell'architrave del portone centrale.
Sul fianco della chiesa
sono visibili croci e lastre tombali con epigrafi di XIII e XIV secolo, che testimoniano la sepoltura
nel cimitero di San Michele di importanti famiglie dell'epoca.
Può sembrare strano ma intorno alla
chiesa, nel cuore della città si trovava un importante e antico cimitero, dove fu seppellito nel XI
secolo anche San Davino Armino, il cui corpo dopo numerosi miracoli fu traslato all'interno della
chiesa. In epoca romana i vivi e i morti stavano nettamente separati e questi ultimi avevano le loro
“città”, le necropoli, vicino alle porte ma al di fuori delle mura e dello spazio dei vivi.
Nell'Alto
Medioevo questa distinzione cade e grazie al cristianesimo: i morti non sono più “altre entità” ma
solo i nostri fratelli nella fede che riposano in attesa della resurrezione. Il termine stesso cimitero
viene dal greco e significa “luogo del riposo”.
Il Cristianesimo ha spazzato via la paura della morte
e le sepolture potevano così non solo entrare nelle città, in mezzo ai vivi, ma addirittura nella stessa
piazza che nel pieno Medioevo ospitava anche un mercato.
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