REGNARE E/O SERVIRE? 
La pagina del Vangelo che ascoltiamo nella festa di Cristo Re, ci invita a soffermarci su una richiesta che a volte pronunciamo senza troppo riflettere: «Venga il tuo regno!».
Di quale regno si tratta? Quali regole lo guidano? Quale 
potere vi si esercita?
Le risposte che troviamo ci spiazzano e ci  inducono ad arrampicarci sugli specchi, cercando scuse un po’ misere.  Oggi ci viene  richiesto di sovvertire totalmente un "naturale" comportamento, "naturalmente" indotto da una realtà sempre più aggressiva e cinica; ci  viene consigliato di ascoltare, nonostante la realtà, le parole 
d'ordine di questo regno come perdono, debolezza, amore, ascolto, condivisione, gratuità ... ,  parole  che  percepiamo  inconsciamente come portatrici di un messaggio bello, ma utopico, quasi impossibile da realizzare.
Domandiamoci: chi sono coloro che frequentiamo abitualmente? I personaggi importanti, da cui speriamo di ricevere il contraccambio oppure chi ha poco o niente, chi non 
è “inserito”, chi non ha da ricambiare?  Sedendo sul nostro 
“trono” che è il posto di lavoro o la “dignità” che ci viene conferita, non sempre è facile accettare l'idea che da quelle 
posizioni  trasparisca la "debolezza" di un sorriso o di un gesto di perdono piuttosto che l'autorità un po' arcigna che quei 
posti ci danno "di diritto". Anche la stessa esperienza di genitori o di nonni sollecita in noi quel  compatire che non 
sempre è la via più breve per  correggere e per ottenere.
Nei nostri comportamenti si alterna, quasi quotidianamente, l'immagine dei due ladri del vangelo. Spesso rispunta 
il ladro opportunista che si rivolge a quel re in maniera un po' 
mercantile: «Caro Signore... se mi aiuti... farò, dirò...».  Ma, 
qualche volta, prova ad emergere anche il ladro che, nella sua 
condizione di peccatore, coglie la "potenza" di quel re nascosta alla vista fisica, ma non a quella del cuore. È colui  che 
intravede una gloria che non è quella  effimera della consolazione a basso prezzo, ma che  scommette su un  perdente  e  sostanzialmente ne condivide il programma: 
incarnazione, croce (sì anche la croce!),  risurrezione.
 
 
 
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