FAR ARDERE IL CUORE
Nella lettera invitata ai Cristiani di Lucca, il vescovo Italo si esprime così: “La missione affidataci dal Signore ci chiede di uscire dal ripiegamento su noi stessi. Non si tratta
di una cosa in più da fare, bensì di assumere uno ‘stile missionario’, cioè la capacità di dire la ‘Buona Notizia’ sulla frequenza d’onda della vita delle persone concrete, nelle reali
situazioni di vita quotidiana perché ciascuno scopra il Vangelo come un’apertura e risposta ai propri problemi, un allargamento delle proprie dimensioni, una soddisfazione alle proprie aspirazioni, il compimento della propria umanità”.
Mentre stiamo organizzandoci per dare inizio alla nuova tappa dell’anno pastorale, è spontaneo domandarci che
cosa vogliano dire queste parole per la comunità parrocchiale.
Oggi desidero spendere qualche parole per quanto riguarda il “catechismo”. Con questa parola, di solito, pensiamo a quelle attività che la parrocchia offre ai bambini per
giungere a celebrare un sacramento. Oltretutto, è qualcosa di
molto legato alla scuola (tempi, orari, metodo…).
Invece, se noi riflettiamo a quanto dice l’Arcivescovo e,
soprattutto, se cerchiamo di conoscere quanto la Chiesa italiana va proponendo da oltre 40 anni, ci rendiamo conto che
questa è una mentalità che va assolutamente cambiata.
Infatti: il “catechismo”, come lo chiamiamo, fa parte di un
progetto più grande che una Comunità Cristiana (quindi preti,
religiosi e fedeli laici) mette in atto per trasmettere la Fede
in Gesù, accompagnando chi la accoglie, a viverla nella Chiesa. Cristiani, infatti, non si nasce, ma si diventa.
Si tratta allora non solo di insegnare delle nozioni, ma
anche di condurre a vivere un rapporto di comunione con
Dio, esercitandosi poi a comportamenti conseguenti.
Se noi riconosciamola verità di queste parole dobbiamo
allora agire di conseguenza. Si tratta di riconoscere l’importanza e la preziosità del dono della fede e quindi la bellezza
del trametterla ad altri, specialmente ai giovani.
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