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DON ALDO DISCEPOLO DEL TABOR

In questa seconda domenica di quaresima possiamo contemplare Gesù trasfigurato sul monte. Da umili discepoli di Gesù del terzo millennio ci riconosciamo nei discepoli del racconto e testimoni di un evento eccezionale. Loro infatti hanno potuto vedere e conoscere in tutto il suo splendore, nel volto di Gesù, quello di Dio, dal quale è confermato Figlio prediletto. Anche noi tante volte desideriamo di avere certezze che quel Dio e quel Gesù che noi preghiamo siano proprio quelli che noi cerchiamo e che a noi sono offerti dalla Chiesa e nella Chiesa. Nell'attesa di incontrare il Signore faccia a faccia, esperimentiamo nel quotidiano questa nostalgia di salvezza nella preghiera e nella saldezza della fede in Cristo Gesù.
Tutto questo è vero; possiamo però ricordare che il volto trasfigurato del Signore si manifesta in coloro che maggiormente vivono come suoi discepoli. In questa domenica perciò vogliamo fare memoria di d. Aldo Mei, il parroco di Fiano ucciso barbaramente il 4 agosto 1944 e di cui ieri, sabato 3 marzo, si è celebrato il centenario della nascita. Lo ricordiamo perché in lui, che è stato riconosciuto come “martire della carità”, risplende la luce della risurrezione.
Don Aldo Mei nacque a Ruota, nel comune di Capannori, il 3 marzo 1912. Dopo gli studi nel Seminario di Lucca, fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1935 nella chiesa di San Pietro Somaldi e il 3 agosto fu nominato parroco di Fiano dove rimase fino al 2 agosto 1944, giorno in cui fu catturato dai Tedeschi nel corso di un rastrellamento a Fiano. Fu condotto a Lucca, sottoposto torture, derisioni e, dopo un sommario processo, fu condannato a morte, come lui stesso scrisse «per aver protetto e nascosto un giovane di cui volevo salvare l'anima, per aver amministrato i sacramenti ai partigiani, e cioè aver fatto il prete. Il terzo motivo non è nobile come i precedenti: aver nascosto la radio».

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