"In cammino" in prima pagina questa settimana.

SALVATI E INVIATI

Gli undici discepoli, obbedendo al comando di Gesù, vanno in Galilea, vedono il loro Maestro risorto e lo adorano, eppure nello stesso tempo dubitano. Di fronte alla risurrezione, il primo atteggiamento degli apostoli è quello della paura e del dubbio. Anche noi possiamo fare la stessa esperienza. Ma, chiediamoci: dove cerchiamo il Risorto e dove lo vorremmo trovare? Spesso continuiamo a guardare il cielo, lasciando Gesù lontano dalla vita quotidiana; oppure cerchiamo solo certezze. La paura e il dubbio nascondono spesso anche un atteggiamento di comodo: rappresentano un alibi per non aprirci al nuovo e all'imprevedibile; ci riteniamo inadatti all'impegno che forse ci verrà chiesto, per restare fermi e chiusi, al sicuro nelle nostre situazioni. Ma Gesù spiazza tutti e spazza tutto: si avvicina mentre siamo ancora increduli e dubbiosi e ci parla affidandoci un compito di fondamentale importanza, il compito di "fare discepoli", che siano "suoi", non "nostri". Nessuno è in grado di trovare in se stesso la capacità di essere missionario. Per poterlo fare dobbiamo prima incontrare Gesù e ascoltarlo. Solo così comprenderemo che siamo chiamati a far parte della Chiesa non solo per essere salvati ma anche per essere inviati a continuare l'opera missionaria di Gesù. Ma, cosa significa "fare discepoli"? Significa comportarci come il nostro Maestro, e cioè "avvicinarci" agli altri e "insegnare loro ad osservare" ciò che Gesù ci ha trasmesso con la sua parola e con le sue azioni. Per questo dobbiamo attingere a tutta la nostra capacità comunicativa, per metterci in sintonia con l'altro e stabilire relazioni significative con lui, senza impartire lezioni. E inevitabile sentirsi assaliti dal dubbio: ne saremo capaci? Ma quella parola: “andate!” è come una carezza che ci sveglia da una crisi di panico perché la nostra pochezza non sembra preoccupare Gesù che, senza dubitare, ci chiede di essere missionari nella sua chiesa. Così la forza di accettare con fiducia il rischio di andare, portandoci dietro la nostra storia con le sue ombre, nasce dalle sue stesse parole: «io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo». La nostra forza non sta nelle nostre capacità quanto nella presenza di Gesù.

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