San Michele In Foro: Sposalizio della Vergine di Agostino Marti


Questo quadro, in origine sull'altare di Giuseppe, fu commissionato dalla Confraternita di S. Giuseppe ad Agostino Marti che lo terminò nel 1523.

Questo pittore lucchese, battezzato proprio in S. Michele nel 1482, lavorò prima nella bottega orafa del padre e poi in quella pittorica di Michelangelo di Pietro Membrini.

Nel 1509 era già un maestro e affrescò una cappella nella vecchia chiesa di S. Paolino, demolita pochi anni dopo per far posto all'attuale.
Questa tavola è considerata il suo capolavoro e segna un cambiamento nel suo stile, probabilmente dovuto ad un viaggio a Roma dove vide le opere di Michelangelo e Raffaello.

La scena raffigura il matrimonio tra Maria e Giuseppe come se fossero le nozze di due ricchi personaggi del tempo. Giuseppe sulla sinistra indossa una tunica blu con le maniche rosse intonate alla calzamaglia, il tutto avvolto da un fluente mantello giallo. Maria sfoggia una complessa acconciatura e un raffinato abito dello stesso rosso dello sposo ma bianco sul petto dove è arricchito da un gioiello; l'ampio mantello della donna è blu con la fodera che riprende il giallo di quello dello sposo, in modo che anche i colori degli abiti concorrano a trasmettere l'unità della coppia.

Al centro della scena si trova il sacerdote, raffigurato come un patriarca biblico con la fluente barba grigia, che indossa un fantasioso copricapo di gusto esotico e un ricco gioiello pettorale sopra una veste sacerdotale. Dietro lo sposo troviamo un gruppo di uomini mentre alle spalle di Maria una schiera di donne: si tratta dei pretendenti di Maria e delle altre vergini del tempio.
Nei vangeli apocrifi si dice che Maria fosse stata assegnata al tempio e che per stabilire il suo sposo i pretendenti avrebbero dovuto dormire una notte al tempio con una bastone: la mattina sarebbe fiorito quello del prescelto. Lo sfondo è un'architettura indistinta di cui si distingue solo un'esedra sul muro di fondo ai lati della quale si affacciano delle figure: dei fanciulli che si sporgono curiosi a vedere la scena, un uomo di spalle, disinteressato, un altro che gesticola. L'artista affolla la scena di personaggi, fortemente caratterizzati nelle espressioni del volto e nelle pose, con abiti colorati che creano un senso di vivacità e movimento caotico che esalta la calma e la solennità della coppia; mentre intorno a loro si agita l'umanità al centro della scena regna la pace.

Tutti e tre i personaggi Maria, Giuseppe e il sacerdote convergono lo sguardo sul gesto che è al centro di tutta la composizione: Giuseppe mette al dito di Maria l'anello nuziale con il sacerdote ad unire la coppia tenendo i polsi degli sposi. Quello che sembrava essere un evento mondano si rivela una fondamentale tappa del piano di Salvezza di Dio: Giuseppe e Maria accettano di farne parte con lo scambio degli anelli e il loro dire “si” non solo l'uno all'altro ma all'intero progetto di Dio; in questo “si” c'è l' “eccomi, avvenga di me quello che hai detto” di Maria all'annuncio dell'angelo e c'è l'obbedienza silenziosa di Giuseppe che quando l'angelo gli dice di prendere con se Maria “fece quanto l'angelo del Signore gli aveva ordinato”.

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