SAPORE E LUCE
"Sale della terra" e "luce del mondo" sono espressioni evangeliche divenute ormai familiari e comuni nel vocabolario cristiano; forse però le usiamo senza renderci conto del loro vero significato e della loro portata teologica. È necessario, perciò, fermarci a riflettere su quanto oggi la Chiesa ci propone nella liturgia domenicale.
Dopo aver proclamato le beatitudini, Gesù, in questa pagina evangelica, intende sintetizzare il suo messaggio ricorrendo alle due espressioni che conosciamo. Dato che le beatitudini costituiscono il programma evangelico, da esse si sprigiona luce quanta ne basta per illuminare tutto.
«Voi siete il sale della terra»: il sale ha un duplice esito, a seconda che con serva o perde il suo sapore. Qui si sottolinea solo il secondo caso: allora, si legge, esso «a null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente». Triste esito che induce a pensare all’infelice sitazione di chi non ha saputo o non sa trafficare i talenti che ha ricevuto e che non ha messo a servi zio del prossimo.
«Voi siete la luce del mondo»: anche a proposito della luce si offrono due casi, ma si dà il giusto rilievo anche al caso positivo: «Si accende una lampada per metterla sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa». Non basta dunque es sere luce, occorre anche illuminare. “E’ meglio illuminare che risplendere” scriveva S. Tommaso d’Aquino. Ci sono cristiani che pensano solo a brillare e poco a illuminare.
«Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini. Non si tratta, infatti, di ostentare ciò che facciamo e ciò che siamo per una mal concepita visibilità, tanto decantata ai nostri tempi. Afferma il papa nella Evangelli Gaudium: “Recuperiamo e accresciamo il fervore, «la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime […] Possa il mondo del nostro tempo –che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore”.
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"Sale della terra" e "luce del mondo" sono espressioni evangeliche divenute ormai familiari e comuni nel vocabolario cristiano; forse però le usiamo senza renderci conto del loro vero significato e della loro portata teologica. È necessario, perciò, fermarci a riflettere su quanto oggi la Chiesa ci propone nella liturgia domenicale.
Dopo aver proclamato le beatitudini, Gesù, in questa pagina evangelica, intende sintetizzare il suo messaggio ricorrendo alle due espressioni che conosciamo. Dato che le beatitudini costituiscono il programma evangelico, da esse si sprigiona luce quanta ne basta per illuminare tutto.
«Voi siete il sale della terra»: il sale ha un duplice esito, a seconda che con serva o perde il suo sapore. Qui si sottolinea solo il secondo caso: allora, si legge, esso «a null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente». Triste esito che induce a pensare all’infelice sitazione di chi non ha saputo o non sa trafficare i talenti che ha ricevuto e che non ha messo a servi zio del prossimo.
«Voi siete la luce del mondo»: anche a proposito della luce si offrono due casi, ma si dà il giusto rilievo anche al caso positivo: «Si accende una lampada per metterla sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa». Non basta dunque es sere luce, occorre anche illuminare. “E’ meglio illuminare che risplendere” scriveva S. Tommaso d’Aquino. Ci sono cristiani che pensano solo a brillare e poco a illuminare.
«Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini. Non si tratta, infatti, di ostentare ciò che facciamo e ciò che siamo per una mal concepita visibilità, tanto decantata ai nostri tempi. Afferma il papa nella Evangelli Gaudium: “Recuperiamo e accresciamo il fervore, «la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime […] Possa il mondo del nostro tempo –che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore”.
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