UN “ECCESSO” DI AMORE
Se lo ascoltiamo bene, anche oggi il vangelo ci lascia inquieti. Gesù ci ripete: «Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra porgigli anche l'altra» (Mt 6,39). “ Porgi l’altra guancia” . la frase è diventata proverbiale e, a detta di molti, indica un comportamento troppo mite e, quindi, non conveniente per una persona “normale”. Comprendiamo an- cora di più la sua carica provocatoria se riflettiamo che lo schiaffo viene dato sulla guancia destra, a “manrovescio”, co- me si dice, ed è segno di una ostilità aperta e ravvicinata. E’ un “eccesso” di offesa; eppure il Signore dice: “Non solo sei schiaffeggiato, sei pure colpito da un manrovescio, l' “antica- rezza” per eccellenza. Tuttavia, anche l'offesa più atroce non deve farti allontanare dalla mitezza”.
Perché bisogna astenersi dal rispondere alla vio- lenza con la violenza? In varie culture si è cercato di da- re una risposta pedagogica. Ad esempio, un moralista islamico morto nel 870 d.C. scrisse: «Se qualcuno fa del male e in cambio riceve del bene, nel cuore di costui si forma una barriera che lo trattiene dal fare altro male simile». Molti pensano che ciò sia una illusione e l’evidenza tra- gica dei fatti tante volte lo conferma.
In ogni caso la parola di Gesù non dipende da un possibile, e non assicurato, esito sugli altri. Essa riguar- da in prima istanza il proprio operare: sei tu che, in ogni caso, non devi agire da violento, derivi o non derivi dal tuo comportamento un mutamento nell'animo altrui.
L'esempio viene dal Padre, Dio; che fa sorgere il suo sole e fa piovere su buoni e cattivi, su giusti e ingiusti (Mt 5,45). Non lo fa per convertire i cattivi in buoni; infat- ti, i primi non si accorgono neppure che il Padre celeste si prende cura di loro. Lo fa per non abdicare alle proprie re- sponsabilità di creatore del sole e della pioggia e di esseri umani tanto buoni quanto cattivi. Lo fa per non diventare, a propria volta, ingiusto. Perciò, proprio il suo comportamento ri- badisce l'esistenza di una diversità radicale tra giustizia e ingiusti- zia. Bisogna imitarlo: questa è la perfezione (Mt 5,48).
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Se lo ascoltiamo bene, anche oggi il vangelo ci lascia inquieti. Gesù ci ripete: «Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra porgigli anche l'altra» (Mt 6,39). “ Porgi l’altra guancia” . la frase è diventata proverbiale e, a detta di molti, indica un comportamento troppo mite e, quindi, non conveniente per una persona “normale”. Comprendiamo an- cora di più la sua carica provocatoria se riflettiamo che lo schiaffo viene dato sulla guancia destra, a “manrovescio”, co- me si dice, ed è segno di una ostilità aperta e ravvicinata. E’ un “eccesso” di offesa; eppure il Signore dice: “Non solo sei schiaffeggiato, sei pure colpito da un manrovescio, l' “antica- rezza” per eccellenza. Tuttavia, anche l'offesa più atroce non deve farti allontanare dalla mitezza”.
Perché bisogna astenersi dal rispondere alla vio- lenza con la violenza? In varie culture si è cercato di da- re una risposta pedagogica. Ad esempio, un moralista islamico morto nel 870 d.C. scrisse: «Se qualcuno fa del male e in cambio riceve del bene, nel cuore di costui si forma una barriera che lo trattiene dal fare altro male simile». Molti pensano che ciò sia una illusione e l’evidenza tra- gica dei fatti tante volte lo conferma.
In ogni caso la parola di Gesù non dipende da un possibile, e non assicurato, esito sugli altri. Essa riguar- da in prima istanza il proprio operare: sei tu che, in ogni caso, non devi agire da violento, derivi o non derivi dal tuo comportamento un mutamento nell'animo altrui.
L'esempio viene dal Padre, Dio; che fa sorgere il suo sole e fa piovere su buoni e cattivi, su giusti e ingiusti (Mt 5,45). Non lo fa per convertire i cattivi in buoni; infat- ti, i primi non si accorgono neppure che il Padre celeste si prende cura di loro. Lo fa per non abdicare alle proprie re- sponsabilità di creatore del sole e della pioggia e di esseri umani tanto buoni quanto cattivi. Lo fa per non diventare, a propria volta, ingiusto. Perciò, proprio il suo comportamento ri- badisce l'esistenza di una diversità radicale tra giustizia e ingiusti- zia. Bisogna imitarlo: questa è la perfezione (Mt 5,48).
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