DALLA PERIFERIA, IL “VANGELO”
Tutti sono concordi nel presentare Gesù come uomo delle periferie. Egli compie il suo annuncio in zone decentrate: a parte Gerusalemme, nella sua azione pubblica egli evitò qualsiasi altra grande città. Strano e significativo per colui che si era assunto il compito di predicare il vangelo ai peccatori, ai pubblicani e alle prostitute, e che ritenne il proprio ministero come decisivo per l'intero Israele.
L’evangelista Matteo afferma che Gesù inaugurò la propria missione quando, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, piccola città posta sulla riva del lago di Tiberiade, “luogo pagano” secondo le Scritture. Comune agli evangelisti è non menzionare le grandi città galilaiche: l'annuncio evangelico non fu compiuto nei luoghi “alla moda” come Sefforis, Tiberiade o Cesarea Marittima, resi celebri dalla presenza delle autorità romane e dotate di teatro, terme, ippodromo.
Ma Gesù non fu uno sprovveduto; egli guardò a tutto Israele partendo da una zona periferica, ma non depressa. In termini attuali, si potrebbe dire che ha agito consapevole della forza creativa racchiusa in luoghi alternativi ai grandi centri urbani. Nella predicazione egli ricorre a immagini del contesto agricolo (sementi, campi, vigne, lavoratori a giornata) o ad attività come la pesca o la pastorizia; così esprime la dinamica più profonda e intensa legata alla crescita del messaggio evangelico. Sottolineano la sproporzione esistente tra l'ampiezza del "buon annuncio" e i modi in cui esso fu trasmesso. E tutto è legato a un piccolo gruppo di persone chiamate a uscire dalla loro condizione abituale e giornaliere che li mette in una nuova condizione: «Vi farò pescatori di uomini». E c'è un passaggio che da solo giustifica la novità dell'evangelo; lo si può concentrare in un'unica espressione: «Venite dietro a me». Non si tratta solo di uscire, si tratta anche di "seguire". Lo diciamo con le parole di papa Benedetto riprese poi da papa Francesco: « All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva »
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Tutti sono concordi nel presentare Gesù come uomo delle periferie. Egli compie il suo annuncio in zone decentrate: a parte Gerusalemme, nella sua azione pubblica egli evitò qualsiasi altra grande città. Strano e significativo per colui che si era assunto il compito di predicare il vangelo ai peccatori, ai pubblicani e alle prostitute, e che ritenne il proprio ministero come decisivo per l'intero Israele.
L’evangelista Matteo afferma che Gesù inaugurò la propria missione quando, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, piccola città posta sulla riva del lago di Tiberiade, “luogo pagano” secondo le Scritture. Comune agli evangelisti è non menzionare le grandi città galilaiche: l'annuncio evangelico non fu compiuto nei luoghi “alla moda” come Sefforis, Tiberiade o Cesarea Marittima, resi celebri dalla presenza delle autorità romane e dotate di teatro, terme, ippodromo.
Ma Gesù non fu uno sprovveduto; egli guardò a tutto Israele partendo da una zona periferica, ma non depressa. In termini attuali, si potrebbe dire che ha agito consapevole della forza creativa racchiusa in luoghi alternativi ai grandi centri urbani. Nella predicazione egli ricorre a immagini del contesto agricolo (sementi, campi, vigne, lavoratori a giornata) o ad attività come la pesca o la pastorizia; così esprime la dinamica più profonda e intensa legata alla crescita del messaggio evangelico. Sottolineano la sproporzione esistente tra l'ampiezza del "buon annuncio" e i modi in cui esso fu trasmesso. E tutto è legato a un piccolo gruppo di persone chiamate a uscire dalla loro condizione abituale e giornaliere che li mette in una nuova condizione: «Vi farò pescatori di uomini». E c'è un passaggio che da solo giustifica la novità dell'evangelo; lo si può concentrare in un'unica espressione: «Venite dietro a me». Non si tratta solo di uscire, si tratta anche di "seguire". Lo diciamo con le parole di papa Benedetto riprese poi da papa Francesco: « All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva »
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