COSA FARE?
“Cosa dobbiamo fare?” E’ la domanda che le folle rivolgono a Giovanni Battista dopo aver ascoltato il suo messaggio. Le risposte non dicono niente di particolarmente nuovo, non hanno nulla di eclatante: ribadiscono quello che tutti dovrebbero già conoscere e attuare nella loro vita, riguardo alla solidarietà verso i poveri e all'onestà con cui condurre la propria esistenza e vivere il proprio battesimo. Così Giovanni risponde alle folle: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Agli esattori delle tasse dice: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». E ai soldati: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Con la sua salda coerenza Giovanni Battista si presenta a noi come modello per chi è, chiamato nella fede, a dare l'annuncio di Cristo. Se riflettiamo, ci rendiamo conto che, nella nostra vita di credenti, abbiamo incontrato annunciatori di questo gioioso annuncio: qualcuno di essi ci ha anche scossi come Giovanni Battista, per farci prendere sul serio il nostro battesimo in Cristo, sino a poter dire di averlo incontrato e di avere dato buoni frutti di conversione. Se poi abbiamo preso sul serio la proposta, è pure capitato, in seguito, di essere diventati noi stessi annunciatori di quello stesso messaggio che aveva cambiato e continua a cambiare la nostra vita.
Infatti, quando compiamo un percorso di conoscenza della parola di Dio, lasciandoci interpellare da essa, e la poniamo in relazione, in dialogo e, a volte, in contrapposizione con la parola dell'uomo e le sue istanze, alla fine ci rendiamo conto che essa produce frutto. I frutti migliori del nostro operare si manifestano quando anche noi, come il Battista, lasciamo crescere la presenza di Gesù nella vita comunitaria, facendo diminuire la nostra presenza e rafforzando i rapporti reciproci di lealtà e di amicizia.
Anche questa domenica dunque ci raggiunge un invito ad approfondire ciò che siamo. Ad interiorizzare la fede.
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“Cosa dobbiamo fare?” E’ la domanda che le folle rivolgono a Giovanni Battista dopo aver ascoltato il suo messaggio. Le risposte non dicono niente di particolarmente nuovo, non hanno nulla di eclatante: ribadiscono quello che tutti dovrebbero già conoscere e attuare nella loro vita, riguardo alla solidarietà verso i poveri e all'onestà con cui condurre la propria esistenza e vivere il proprio battesimo. Così Giovanni risponde alle folle: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Agli esattori delle tasse dice: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». E ai soldati: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Con la sua salda coerenza Giovanni Battista si presenta a noi come modello per chi è, chiamato nella fede, a dare l'annuncio di Cristo. Se riflettiamo, ci rendiamo conto che, nella nostra vita di credenti, abbiamo incontrato annunciatori di questo gioioso annuncio: qualcuno di essi ci ha anche scossi come Giovanni Battista, per farci prendere sul serio il nostro battesimo in Cristo, sino a poter dire di averlo incontrato e di avere dato buoni frutti di conversione. Se poi abbiamo preso sul serio la proposta, è pure capitato, in seguito, di essere diventati noi stessi annunciatori di quello stesso messaggio che aveva cambiato e continua a cambiare la nostra vita.
Infatti, quando compiamo un percorso di conoscenza della parola di Dio, lasciandoci interpellare da essa, e la poniamo in relazione, in dialogo e, a volte, in contrapposizione con la parola dell'uomo e le sue istanze, alla fine ci rendiamo conto che essa produce frutto. I frutti migliori del nostro operare si manifestano quando anche noi, come il Battista, lasciamo crescere la presenza di Gesù nella vita comunitaria, facendo diminuire la nostra presenza e rafforzando i rapporti reciproci di lealtà e di amicizia.
Anche questa domenica dunque ci raggiunge un invito ad approfondire ciò che siamo. Ad interiorizzare la fede.
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