CHI E’ IL PIU’ GRANDE?
Ci ritroviamo ancora a seguire Gesù, a domandarci cosa voglia dire chiamarsi suoi discepoli, cioè “cristiani”. E questa è una ricerca complessa e faticosa. Non basta essere “brave persone”, non è sufficiente pregare o compire opere di aiuto.
Occorre qualcosa di più. E’ necessaria, prima di tutto, la decisione di voler conoscere Gesù, il Signore e, in seguito, procedere nel cammino che conduce a ricalcare le sue orme. Ogni giorno perciò si sposta l’asticella del “salto in alto”. Quando ci sembra di aver compiuto un buon tratto di percorso e ci si dispone a starcene in pace, proprio allora ci si rende conto che ancora c’è da camminare, che siamo chiamati a procedere nell’impegno del liberarci dal superfluo per aderire all’essenzialità della persona di Gesù Cristo.
Per questi motivi il brano evangelico odierno è significativo e provocatorio. Anche noi, come i discepoli, viviamo in intimità con Gesù; anche a noi capita di sentirci domandare: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?” Lo sappiamo bene infatti quanto sia necessario “misurarci”: con noi stessi, ma con gli altri soprattutto, con il nostro ambiente e tutta quanta la società. Noi esistiamo, così si pensa, in quanto gli altri ci “riconoscono”; abbiamo valore se siamo esplicitamente apprezzati; abbiamo bisogno di essere considerati
“grandi”. Anzi: “il più grande”.
Gesù ribalta la prospettiva: la nostra grandezza non si misura con l’applausometro. “Se uno vuol essere il primo –ci ripete– sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
E’ faticoso comprendere e mettere in pratica questa Parola. E' una affermazione che ha una portata infinita. Essere “l’ultimo di tutti” non è un luogo preciso dove uno può insediarsi e poi è tranquillo perché si è messo all’ultimo posto. Questo può avvenire in una sala, ma non con le persone. Ti trovi di fronte ad Antonio e diventi più piccolo di Antonio, ti trovi di fronte a Luigi e diventi piccolo di Luigi. La persona che incon-
tri diventa il criterio della tua collocazione. La ricerca dell’ ”ultimo posto” richiede una ricerca paziente, lunga e faticosa. Ci riusciremo mai, Signore? Sostienici, tu che ti sei fatto piccolo.
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Ci ritroviamo ancora a seguire Gesù, a domandarci cosa voglia dire chiamarsi suoi discepoli, cioè “cristiani”. E questa è una ricerca complessa e faticosa. Non basta essere “brave persone”, non è sufficiente pregare o compire opere di aiuto.
Occorre qualcosa di più. E’ necessaria, prima di tutto, la decisione di voler conoscere Gesù, il Signore e, in seguito, procedere nel cammino che conduce a ricalcare le sue orme. Ogni giorno perciò si sposta l’asticella del “salto in alto”. Quando ci sembra di aver compiuto un buon tratto di percorso e ci si dispone a starcene in pace, proprio allora ci si rende conto che ancora c’è da camminare, che siamo chiamati a procedere nell’impegno del liberarci dal superfluo per aderire all’essenzialità della persona di Gesù Cristo.
Per questi motivi il brano evangelico odierno è significativo e provocatorio. Anche noi, come i discepoli, viviamo in intimità con Gesù; anche a noi capita di sentirci domandare: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?” Lo sappiamo bene infatti quanto sia necessario “misurarci”: con noi stessi, ma con gli altri soprattutto, con il nostro ambiente e tutta quanta la società. Noi esistiamo, così si pensa, in quanto gli altri ci “riconoscono”; abbiamo valore se siamo esplicitamente apprezzati; abbiamo bisogno di essere considerati
“grandi”. Anzi: “il più grande”.
Gesù ribalta la prospettiva: la nostra grandezza non si misura con l’applausometro. “Se uno vuol essere il primo –ci ripete– sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
E’ faticoso comprendere e mettere in pratica questa Parola. E' una affermazione che ha una portata infinita. Essere “l’ultimo di tutti” non è un luogo preciso dove uno può insediarsi e poi è tranquillo perché si è messo all’ultimo posto. Questo può avvenire in una sala, ma non con le persone. Ti trovi di fronte ad Antonio e diventi più piccolo di Antonio, ti trovi di fronte a Luigi e diventi piccolo di Luigi. La persona che incon-
tri diventa il criterio della tua collocazione. La ricerca dell’ ”ultimo posto” richiede una ricerca paziente, lunga e faticosa. Ci riusciremo mai, Signore? Sostienici, tu che ti sei fatto piccolo.
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