GLI OCCHI IN ALTO...CON I PIEDI A TERRA
Ogni volta che partecipiamo all'eucaristia domenicale e recitiamo la nostra professione di fede,
ripetiamo anche questo articolo, "salì al cielo", oggetto della festività odierna.
Oggi infatti celebriamo l’Ascensione del Signore... E non è facile rispondere ad alcuni interrogativi che balzano alla mente: il Signore certamente non sarà "andato in alto" all'infinito!
Dove si sarà fermato?
E come si sarà trovato il corpo fisico di Gesù nell'atmosfera rarefatta dello spazio?
Come avrà potuto respirare?
Non sono sciocche o irriverenti queste domande: il vangelo non sempre parla con il nostro linguaggio.
L'ascensione del Signore è da intendere come una "intronizzazione", come un ritorno a quella patria verso cui tende il pellegrinaggio di ogni uomo, un raggiungere quell'habitat dell'uomo che è Dio e occupare quel posto che l'amore del Padre prepara per ciascuno dei suoi figli.
Questo giorno del Signore, dunque, è un altro modo per celebrare la gloria della risurrezione,
aiutandoci a comprendere che la dimensione terrena non è la stabile dimora di nessuno, nemmeno del Cristo risorto: il nostro mondo è Dio, grembo materno e paterno in cui sperimentare quella tenerezza che, molte volte e invano, abbiamo ricercato nella vita.
L'ascensione non costituisce, dunque, una fuga dal mondo, ma, come ricorda l'apostolo Paolo agli
Efesini: «Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tut te le cose».
Ecco il senso dell'ascensione: dare compimento a tutte le cose in Cristo, che, in tal modo, non è più solo qui o là, ma è sempre e dovunque, con chiunque, per dare la pienezza di sé a tutto e a tutti.
La festa di oggi, inoltre, ci esorta a compiere quanto diciamo all'inizio di ogni prefazio: In alto i
nostri cuori e, nello stesso tempo, ci chiede di volgere gli occhi sul mondo e di conservare i piedi
ben piantati per terra.
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