"NON LASCIAR VINCERE L’INDIFFERENZA"
Iniziamo la seconda settimana di ottobre, mese mariano e missionario che ci rilancia sulle strade dell’annuncio 
evangelico offerto a tutti. In questa seconda settimana desideriamo confrontarci con la chiamata che Dio offre ad ogni 
uomo e ad ogni donna, sulla nostra vocazione. Prendo spunto 
dalla parole che papa Francesco ha pronunciato ad Assisi per 
ricordare a me e a tutti voi che la vocazione fondamentale cidi ciascuno è quella di vivere la fraternità, superando l’indifferenza che, nel nostro tempo, cresce in forma preoccupante.
Al mondo «non importa se c'è gente che deve fuggire 
dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà e con 
quanto dolore tante volte vediamo che trovano la morte, come è successo ieri a Lampedusa. Ma oggi è un giorno di pianto». Lo ha detto papa Francesco ad Assisi, parlando nella Sala 
della spoliazione di San Francesco, al vescovado. Poi, rivolgendosi ai poveri assistiti dalla Caritas, ha detto: «Tanti di voi 
siete stati spogliati da questo mondo selvaggio che non dà 
lavoro, non aiuta, al quale non importa se ci sono bambini 
che muoiono di fame, se tante famiglie non hanno la dignità 
di portare il pane a casa». Poi nell'omelia della messa ha ribadito: «Preghiamo per la Nazione italiana, perché ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce 
più che a ciò che divide», Il pontefice ha lanciato anche un 
nuovo forte appello di pace: «Cessino i conflitti armati che insanguinano la terra», «tacciano le armi», e si ascolti il 
«grido» di chi soffre e muore per il terrorismo e le guerre, 
specie in Siria, in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente.
Facciamoci seguaci di S. Francesco, di colui che testimonia «il rispetto per tutto ciò che Dio ha creato e che l'uomo 
è chiamato a custodire e proteggere, ma soprattutto testimonia il rispetto e l'amore per ogni essere umano». Tutto questo 
nasce dal fatto che «chi segue Cristo, riceve la vera pace, 
quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e che ci trasmette? 
Quella di Cristo, passata attraverso l'amore più grande, quello 
della croce». Non è un sentimento sdolcinato o panteista.
 
 
 
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