AFFIDATI A UN GRIDO DI SUPPLICA
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». E’ il grido che Bartimeo, il cieco, lancia a Gesù che parte da Gerico, dirigendosi a Gerusalemme . Quel grido è l’ultima speranza per chi vede ormai chiusa ogni via di uscita.
Quel grido interpella e coinvolge pure noi. Ci siamo mai sentiti senza una via di uscita, affidati alla sola preghiera di supplica, alla sola forza della fede? Abbiamo mendicato l'attenzione di Gesù, un suo sguardo rivolto verso di noi? Abbiamo mai gridato al Signore come Bartimeo?
Quante volte quel grido è salito sulle nostre labbra! Per una malattia dei nostri cari, per una difficoltà interiore che sembrava insormontabile, per una confusione spirituale. Abbiamo gridato perché sappiamo che Gesù percorre la nostra strada; come i bambini che piangono sapendo che la mamma li può sentire e li può soccorrere. Il grido, la supplica è una comunicazione immediata, un affidamento totale, un'uscita da sé, un coinvolgimento di tutto l'essere, una rivelazione della propria miseria senza infingimenti.
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Gesù si ferma, ascolta il grido, fa chiamare il cieco. E Bartimeo butta il mantello, si alza e va da Gesù: «Rabbunì, che io veda di nuovo». Come Maria di Magdala il cieco si esprime con devota e intima confidenza. Chiede con fede, con fiducia illimitata, da povero assoluto. Per questo si sente rispondere: «Va', la tua fede ti ha salvato».
Aver fede è affidarsi. Come Bartimeo che ha visto in Gesù l’unica possibilità. Ma, tante volte, questo pare impossibile.
Perché, ci chiediamo, non ha salvato dalla morte per tumore mia cugina, o il mio collega? Oppure: perché non ha aperto gli occhi del cuore e della mente a chi muore senza credere in lui, guardando in faccia il dolore nella sola consapevolezza "del disperante nulla", come qualcuno ripete?
Eppure: in ginocchio, ai bordi della strada, non resta che continuare a mendicare e a gridare: «Gesù, abbi pietà di noi». Continueremo a chiedere «nel suo nome», con fede, sapendo che «a te gridarono e furono salvati» (Sal 21,6).
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«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». E’ il grido che Bartimeo, il cieco, lancia a Gesù che parte da Gerico, dirigendosi a Gerusalemme . Quel grido è l’ultima speranza per chi vede ormai chiusa ogni via di uscita.
Quel grido interpella e coinvolge pure noi. Ci siamo mai sentiti senza una via di uscita, affidati alla sola preghiera di supplica, alla sola forza della fede? Abbiamo mendicato l'attenzione di Gesù, un suo sguardo rivolto verso di noi? Abbiamo mai gridato al Signore come Bartimeo?
Quante volte quel grido è salito sulle nostre labbra! Per una malattia dei nostri cari, per una difficoltà interiore che sembrava insormontabile, per una confusione spirituale. Abbiamo gridato perché sappiamo che Gesù percorre la nostra strada; come i bambini che piangono sapendo che la mamma li può sentire e li può soccorrere. Il grido, la supplica è una comunicazione immediata, un affidamento totale, un'uscita da sé, un coinvolgimento di tutto l'essere, una rivelazione della propria miseria senza infingimenti.
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Gesù si ferma, ascolta il grido, fa chiamare il cieco. E Bartimeo butta il mantello, si alza e va da Gesù: «Rabbunì, che io veda di nuovo». Come Maria di Magdala il cieco si esprime con devota e intima confidenza. Chiede con fede, con fiducia illimitata, da povero assoluto. Per questo si sente rispondere: «Va', la tua fede ti ha salvato».
Aver fede è affidarsi. Come Bartimeo che ha visto in Gesù l’unica possibilità. Ma, tante volte, questo pare impossibile.
Perché, ci chiediamo, non ha salvato dalla morte per tumore mia cugina, o il mio collega? Oppure: perché non ha aperto gli occhi del cuore e della mente a chi muore senza credere in lui, guardando in faccia il dolore nella sola consapevolezza "del disperante nulla", come qualcuno ripete?
Eppure: in ginocchio, ai bordi della strada, non resta che continuare a mendicare e a gridare: «Gesù, abbi pietà di noi». Continueremo a chiedere «nel suo nome», con fede, sapendo che «a te gridarono e furono salvati» (Sal 21,6).
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