"In cammino" in prima pagina questa settimana.

FACCIO UNA COSA NUOVA

Ci piacerebbe, una volta o l'altra, incontrare Gesù, come è avvenuto per l'adultera e sentire proprio dalla sua
viva voce le parole del perdono totale e definitivo, trovando quella pienezza di pace che, talvolta, manca al
cuore. 
 Isaia, secoli prima di Cristo, aveva parlato in nome del Dio che invita a non ricordare più il passato, perché sta facendo una cosa nuova. Questa cosa nuova siamo noi, le sue creature, trasformati in figli, rinnovati nel profondo da un amore che non ha ragione e non ha misura, tanto da divenire capaci di una confessione di fede sublime, come quella propostaci oggi dal brano ai Filippesi e formulata da uno, l’apostolo Paolo, che non è nato e non è mai stato uno stinco di santo, ma che, avendo sperimentato fino a quale punto può giungere la misericordia, è stato portato a queste vette di mistica. 
 Ora, questa esperienza che possiamo agognare, ci è offerta nell'eucaristia di ogni domenica, durante la
quale il Cristo scrive nel cuore di ciascuno l'amore e la premura di Dio per noi, e qualsiasi peccatore, sentendosi reo confesso, senza bisogno che altri puntino il dito contro di lui, sperimenta un incontro con la Verità che rende liberi di correre verso la meta della vita.
 La misericordia, che costituisce il motivo dominante di questa quaresima, trova oggi una delle sue espressioni più belle e ci dà motivo di rendere grazie a Dio, perché è esperienza cui nessuno sfugge, salvo che voglia sfuggire.
Anche se assai discutibile, non è mai stato abolito il precetto generale della chiesa che invita i battezzati a
"confessarsi una volta l'anno e comunicarsi almeno a pasqua". Il modo migliore per rendere grazie della
misericordia è proprio quello, in vista della Pasqua, di attingere tutti, a piene mani, alla misericordia di Dio,
confessando la nostra fede, riconoscendo umilmente il nostro peccato e confidando fiduciosamente nel suo ...

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