RITORNO A CASA
Tutto sa di ritorno a casa, in questa domenica.
Israele torna a casa dopo secoli di esilio e di schiavitù, il prodigo torna a casa dopo una stagione di rifiuto
dell'amore e di degrado umano... ecco che "le cose vecchie sono passate... ne sono nate di nuove".
Tutto questo però "viene da Dio", ammonisce s. Paolo.
Un imperativo, dunque, risuona in questa domenica, e prorompe ancora dal cuore dell'apostolo: "lasciatevi riconciliare con Dio".
La conversione, la misericordia, l'abbraccio benedicente, non sono in primis opera nostra, sono dono gratuito di Dio, sono eccedenza di amore gratuito, sono esternazione di un cuore grande come l'universo.
Questa accoglienza festosa che Dio riserva a noi, la sperimentiamo in molti modi: quando preghiamo e
invochiamo la sua misericordia, quando celebriamo il sacramento del perdono, quando, soprattutto, viviamo la stessa esperienza vissuta da Israele, di trovarci, cioè, nella terra dove scorre latte e miele, nella casa dove non siamo considerati servi ma figli, e questo è l'eucaristia.
Possiamo presentarci come figli degeneri, dimentichi, trascurati, indifferenti all'amore del Padre, ma la reazione del Padre è sempre uguale: una folle gioia, che gli fa scordare le compostezze e il galateo, le regole e la giustizia, perché un morto è tornato in vita, un perduto è stato ritrovato.
La pagina evangelica odierna sarebbe da leggere in ginocchio, lasciandola risuonare a lungo nell'animo,
scoprendo come ciascuno di noi è uno dei figli protagonisti e, sia in un caso come nell'altro, il Padre ci precede nel venirci incontro, facendo sciogliere come neve al sole qualsiasi ombra possa esservi nel cuore. Dio infatti accoglie anche noi che non ce ne siamo mai andati dalla casa paterna ma, a furia di restare, senza
far aderire il cuore alle idee, senza impegnarci ad amare Dio e la chiesa, cioè la nostra parrocchia, come casa, come famiglia, con estrema facilità riduciamo la casa della chiesa...
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