PASSIONE E GLORIA
Nella domenica in cui si intrecciano in modo impressionante la gloria e la croce, l'accoglienza e il
tradimento, l'osanna e il crucifige, la chiesa volge lo sguardo fisso su Gesù, colui che incarna
sorprendentemente il servo del Signore, colui che si è svuotato di sé in un'obbedienza che è giunta al
culmine della croce, colui che ha "desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua" con i suoi
discepoli. E si pone alla mensa della Parola e del Pane con animo riconoscente, poiché questo desiderio conviviale di Cristo, espresso alla vigilia della sua passione, morte e risurrezione, supera la contingenza e si estende sulla storia.
La Pasqua, che ogni domenica la chiesa celebra, è accoglienza amorosa e obbedienza al desiderio ardente del Signore di mangiare con i suoi, di lasciarsi mangiare dai suoi. La narrazione dell'ultima cena è parte integrante dell'intero complesso pasquale, come splendidamente esprime Luca, tanto che la celebrazione del mistero pasquale inizia con la “Messa in coena Domini”, e il dono di sé compiuto da Cristo ha come primo beneficiario il cosiddetto "buon ladrone", il primo dei salvati... Qui la Pasqua di Gesù si compie nel Regno di Dio.
L'invito ardente del Signore ci è rivolto ogni domenica dal suono delle campane e dalle celebrazioni
eucaristiche che costituiscono il grande miracolo vivente della chiesa.
Un miracolo, per davvero, perché l'Eucaristia è sopravvissuta a secoli di storia, e perché, nonostante la secolarizzazione, resiste tuttora.
E chi vi si accosta con fede e con amore, ancora riesce a cogliere quell'"ardentemente" che infiamma la storia di quell'amore che risulta più necessario dell'aria che respiriamo e del cibo che mangiamo.
Come Gesù occorre saper morire e risorgere, facendo tesoro sia del dolore e della sofferenza.
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Nella domenica in cui si intrecciano in modo impressionante la gloria e la croce, l'accoglienza e il
tradimento, l'osanna e il crucifige, la chiesa volge lo sguardo fisso su Gesù, colui che incarna
sorprendentemente il servo del Signore, colui che si è svuotato di sé in un'obbedienza che è giunta al
culmine della croce, colui che ha "desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua" con i suoi
discepoli. E si pone alla mensa della Parola e del Pane con animo riconoscente, poiché questo desiderio conviviale di Cristo, espresso alla vigilia della sua passione, morte e risurrezione, supera la contingenza e si estende sulla storia.
La Pasqua, che ogni domenica la chiesa celebra, è accoglienza amorosa e obbedienza al desiderio ardente del Signore di mangiare con i suoi, di lasciarsi mangiare dai suoi. La narrazione dell'ultima cena è parte integrante dell'intero complesso pasquale, come splendidamente esprime Luca, tanto che la celebrazione del mistero pasquale inizia con la “Messa in coena Domini”, e il dono di sé compiuto da Cristo ha come primo beneficiario il cosiddetto "buon ladrone", il primo dei salvati... Qui la Pasqua di Gesù si compie nel Regno di Dio.
L'invito ardente del Signore ci è rivolto ogni domenica dal suono delle campane e dalle celebrazioni
eucaristiche che costituiscono il grande miracolo vivente della chiesa.
Un miracolo, per davvero, perché l'Eucaristia è sopravvissuta a secoli di storia, e perché, nonostante la secolarizzazione, resiste tuttora.
E chi vi si accosta con fede e con amore, ancora riesce a cogliere quell'"ardentemente" che infiamma la storia di quell'amore che risulta più necessario dell'aria che respiriamo e del cibo che mangiamo.
Come Gesù occorre saper morire e risorgere, facendo tesoro sia del dolore e della sofferenza.
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