DIO CHIAMA. LO ACCOGLIAMO?
Dopo avere celebrato con il Natale i “giorni della meraviglia”, la liturgia ci accompagna ora a vivere i giorni "ordinari" del Signore, cogliendo in essi quella straordinarietà che ci è necessaria, per impedire che la vita divenga una catasta di legno secco affastellato.
In questa domenica, si rivela a noi un Dio non silenzioso, taciturno o appartato, ma un Dio che ricerca la compagnia dell'uomo, lo chiama e lo convoca ad appuntamenti "salvifici" normali. Infatti non possiamo tutti i giorni sperimentare la grandiosità del "passaggio del Mar Rosso", ma ogni giorno ci è dato di riconoscere quegli avvenimenti talora impercettibili, quei sussurri d'amore che, senza far troppo rumore, sanno riempire e orientare la vita, imprimere indirizzi inediti e inimmaginabili. Ciò può accadere di notte, come per Samuele o alle quattro del pomeriggio, come per i primi discepoli; può accadere, soprattutto, nell'ora della consueta celebrazione eucaristica, là dove ancora il Signore parla e sa toccare i registri del cuore umano. Tutta la nostra esistenza è una “santa convocazione”, un appello che Dio ci rivolge; e noi siamo chiesa in quanto continuamente ci riconosciamo chiamati e sollecitati all'approccio, all'incontro, all'ascolto, alla responsabilità.
Ogni domenica, se vissuta non nella banalità dell'abitudine che logora il mistero, ma nel fervore dei pellegrini dell'Assoluto, perennemente incamminati alla ricerca del volto, della voce, del cuore di Dio, costituisce, per il credente e per la comunità, un appuntamento salvifico, che riscatta la vita dallo scorrere insignificante e senz'anima del tempo.
Costruire relazioni profonde con Dio, come Samuele o come i discepoli, significa indirizzare ciascuno di noi ad un rapporto di autentica familiarità, di vera confidenza, di assidua partecipazione, di forte compromissione.
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