San Michele In Foro: il Presbiterio
Il Presbiterio, ovvero l'area riservata al clero officiante, è il cuore della chiesa, composto da diversi elementi che anno subito vari cambiamenti nel corso di secoli. In origine era diviso dal resto della chiesa da un recinzione per sottolinearne l'importanza ed è tuttora sopraelevato per renderlo visibile a tutti e qualificarlo subito come il cardine della chiesa stessa.
Al limite del presbiterio, in posizione laterale, si trova l'ambone, il luogo dove si leggono le Sacre Scritture e da dove si proclama il preconio pasquale; è infatti indissolubilmente legato al cero pasquale che si trova sempre o davanti o al lato del ambone. Nelle chiese antiche poteva essere composto anche da più leggii, e nelle chiese romaniche spesso erano due ai lati del presbiterio.
Nel presbiterio si trova la sede, ovvero il seggio, del celebrante e di coloro che servono la messa; nelle chiese antiche era spesso collocato in fondo al presbiterio e talvolta nell'abside, come la cattedra, ovvero la sedia, vescovile.
Sotto l'abside che conclude il presbiterio si trova la cripta dove venivano conservate le reliquie, nel Medioevo molto importanti perché consentivano alle persone di “vedere e toccare” la santità, che diventava così più vicina al quotidiano.
L'elemento più importante del presbiterio è l'altare, il centro stesso della chiesa, dove viene celebrato il sacrificio eucaristico e dove sono state poste le reliquie nella dedicazione della chiesa.
L'altare attuale, fatto a mensa, è collocato, secondo i dettami del Concilio Vaticano II al centro del presbiterio; alle sue spalle si vede quello realizzato alla metà del XVIII secolo da Giovanni Vambrè il Giovane, in marmi policromi e bronzo dorato, con al centro una croce fiorita sormontata da due cherubini.
Dopo il Concilio di Trento nelle chiese l'altare veniva spostato verso il fondo, unito al Tabernacolo e abbellito con ori, candelieri, stucchi, statue e ornamenti di ogni sorta. L'altare di Vambrè al centro ospita le reliquie di San Davino Armeno che lasciati tutti i propri averi ai poveri partì per un pellegrinaggio a Roma e Gerusalemme per poi morire a Lucca nel 1050 consunto dalla fatica e dalle malattie.
San Michele In Foro: la chiesa e le sue parti
La chiesa che oggi vediamo è stata costruita a partire dal 1070 sopra un edificio più antico, con la stessa dedicazione, risalente all'VIII secolo. I lavori di costruzione cominciarono per volere del vescovo Anselmo da Baggio, che con il nome di Alessandro II fu uno dei grandi papi riformisti della fine del XI secolo. L'edificio in stile romanico contiene dei forti rimandi simbolici in ogni sua parte.
La pianta è a tre navate, simbolo trinitario, rette da colonne con capitelli d'ispirazione classica che rimandano a Roma, il centro della cristianità occidentale. Le colonne sono sei per lato, in tutto dodici e simboleggiano gli apostoli: la chiesa come indicato dal simbolo niceno è infatti “apostolica”, retta appunto dai 12 apostoli. La navata centrale, ampia e lunga, esprime orizzontalità e converge lo sguardo di chi entra direttamente sull'altare, per rendere l'idea di comunità che si concretizza nella processione dei fedeli verso l'altare, il popolo che cammina verso Cristo. A metà chiesa c'è il pulpito del XVIII secolo, utilizzato per la predicazione, a differenza dell'ambone riservato solamente alla lettura delle Sacre Scritture.
La navata centrale termina nel presbiterio, l'area della chiesa riservata al clero officiante, rialzata rispetto al pavimento delle navate per far posto alla cripta sottostante: al centro si trova l'altare maggiore, il fulcro di tutta la chiesa, dove si svolge il sacrificio eucaristico e termina in un abside semicircolare che conferisce alla chiesa il tradizionale orientamento ad Est, dove sorge il sole, simbolo di Cristo.
Ai lati del presbiterio si trovano i due bracci del transetto che danno alla pianta della chiesa la forma di croce; quello di sinistra ospita la cappella del Santissimo Sacramento mentre quello di destra sul quale si imposta il campanile è diviso in due cappelle da un pilastro.
Tutta la pianta della chiesa rappresenta Cristo sulla croce con le braccia aperte simboleggiate dal transetto, la testa dall'abside e il cuore dall'altare.
La pianta è a tre navate, simbolo trinitario, rette da colonne con capitelli d'ispirazione classica che rimandano a Roma, il centro della cristianità occidentale. Le colonne sono sei per lato, in tutto dodici e simboleggiano gli apostoli: la chiesa come indicato dal simbolo niceno è infatti “apostolica”, retta appunto dai 12 apostoli. La navata centrale, ampia e lunga, esprime orizzontalità e converge lo sguardo di chi entra direttamente sull'altare, per rendere l'idea di comunità che si concretizza nella processione dei fedeli verso l'altare, il popolo che cammina verso Cristo. A metà chiesa c'è il pulpito del XVIII secolo, utilizzato per la predicazione, a differenza dell'ambone riservato solamente alla lettura delle Sacre Scritture.
La navata centrale termina nel presbiterio, l'area della chiesa riservata al clero officiante, rialzata rispetto al pavimento delle navate per far posto alla cripta sottostante: al centro si trova l'altare maggiore, il fulcro di tutta la chiesa, dove si svolge il sacrificio eucaristico e termina in un abside semicircolare che conferisce alla chiesa il tradizionale orientamento ad Est, dove sorge il sole, simbolo di Cristo.
Ai lati del presbiterio si trovano i due bracci del transetto che danno alla pianta della chiesa la forma di croce; quello di sinistra ospita la cappella del Santissimo Sacramento mentre quello di destra sul quale si imposta il campanile è diviso in due cappelle da un pilastro.
Tutta la pianta della chiesa rappresenta Cristo sulla croce con le braccia aperte simboleggiate dal transetto, la testa dall'abside e il cuore dall'altare.
CORSO DI ICONOGRAFIA
Da giovedì 15 ottobre, un giorno la settimana, alle ore 18 e alle ore 21 presso i locali dell'Oratorio Parrocchiale a San Leonardo in Borghi, via san Leonardo, 12.
Il corso è rivolto ad allievi di qualsiasi livello, anche principianti, e permetterà di realizzare una icona con la tempera all’uovo secondo i canoni bizantini dei primi secoli.
Non è richiesta nessuna capacità artistica.
Alla tecnica saranno integrate lezioni di iconologia, teologia e spiritualità dell’icona ortodossa a cura di don Mauro Lucchesi.
Al termine del corso bimestrale sarà rilasciato un attestato di partecipazione, e le icone realizzate saranno benedette durante la Divina Liturgia.
L’incontro iniziale di giovedì 15 ottobre è per condividere tutti insieme il programma e il progetto del corso Info e iscrizioni: 338 73 92 120
San Michele In Foro: la statua dell'arcangelo
Al centro della nicchia sull'altare di S. Michele si trova una bella statua dell'arcangelo risalente al
1658, in pietra del Monte Gargano con inserti in metallo.
La scelta del materiale è significativa, non per le proprietà della roccia ma per la sua provenienza: su quel monte è apparso più volte proprio S. Michele, la prima delle quali nel 490, e lì si trova uno dei dei tre più prestigiosi santuari dedicati all'arcangelo, insieme alla Sacra di S. Michele in Val di Susa e Mont-Saint-Michel in Normandia.
Questa statua fu un dono con cui volle onorare la sua città natale Alfonso Puccinelli, vescovo di quella diocesi ma originario di Lucca, a cui nel 1565 , alla fine di una grave pestilenza, apparve personalmente l'arcangelo. In questa scultura barocca S. Michele, protetto da una lorica, l'armatura dei soldati romani, con in capo un elmo adornato con piume dorate, così come quelle delle sue ali, è raffigurato mentre con il piede, avvolto dai calzari tipici dei legionari, schiaccia a terra un demonio, pronto a colpirlo con la spada che tiene in mano.
Viene infatti ritratto come il principe dell'esercito celeste secondo un iconografia tipica nell'Occidente, tratta dall'Apocalisse di S. Giovanni che lo presenta alla guida dell'esercito di angeli nella battaglia contro il drago rosso. S. Michele, protettore dei poliziotti, rappresenta infatti il campione della lotta tra bene e male, una battaglia interiore che ciascuno è chiamato a intraprendere all'interno del proprio cuore, uno scontro quotidiano contro i vizi che ci allontano da Dio, primo tra tutti la superbia che fece ribellare al suo creatore lo stesso Lucifero, prima angelo come Michele.
(Francesco Niccoli)
La scelta del materiale è significativa, non per le proprietà della roccia ma per la sua provenienza: su quel monte è apparso più volte proprio S. Michele, la prima delle quali nel 490, e lì si trova uno dei dei tre più prestigiosi santuari dedicati all'arcangelo, insieme alla Sacra di S. Michele in Val di Susa e Mont-Saint-Michel in Normandia.
Questa statua fu un dono con cui volle onorare la sua città natale Alfonso Puccinelli, vescovo di quella diocesi ma originario di Lucca, a cui nel 1565 , alla fine di una grave pestilenza, apparve personalmente l'arcangelo. In questa scultura barocca S. Michele, protetto da una lorica, l'armatura dei soldati romani, con in capo un elmo adornato con piume dorate, così come quelle delle sue ali, è raffigurato mentre con il piede, avvolto dai calzari tipici dei legionari, schiaccia a terra un demonio, pronto a colpirlo con la spada che tiene in mano.
Viene infatti ritratto come il principe dell'esercito celeste secondo un iconografia tipica nell'Occidente, tratta dall'Apocalisse di S. Giovanni che lo presenta alla guida dell'esercito di angeli nella battaglia contro il drago rosso. S. Michele, protettore dei poliziotti, rappresenta infatti il campione della lotta tra bene e male, una battaglia interiore che ciascuno è chiamato a intraprendere all'interno del proprio cuore, uno scontro quotidiano contro i vizi che ci allontano da Dio, primo tra tutti la superbia che fece ribellare al suo creatore lo stesso Lucifero, prima angelo come Michele.
(Francesco Niccoli)
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