OFFRIRE VITA
Dopo le immagini dell’accompagnamento, del vedere e
del toccare, del mangiare e dell’accogliere, questa quarta
domenica di Pasqua ci offre ancora una bella immagine per
farci intravvedere la bellezza e la potenza della Risurrezione:
“Io sono il buon pastore. Io offro la mia vita per le
pecore”.
Sono parole di Gesù che ben conosciamo, ma non così
ovvie come a volte appaiono. Prima di tutto cerchiamo di
eliminare quanto di melenso è rimasto alla immagine del
pastore per recuperarne tutta la serietà, integrando la
dolcezza dell’affetto con la durezza della fatica.
Sono figure,
queste, che hanno come sottofondo la morte e la
risurrezione: Gesù è il “buon” pastore, anzi, il “bel” pastore,
capace di compiere ogni attesa di Salvezza. In Lui possiamo
scoprire il fascino della Vita di Dio offerta a noi nella sua
Pasqua.
“Sono il buon Pastore. Offro la Vita”. Ed è come se
a ciascuno di noi ripetesse: tu sei importante per me.
Questa è la mia fede: io gli importo. A Dio l'uomo
importa, al punto che egli considera ogni uomo più
importante di se stesso. È per questo che dà la vita: la sua
vita per la mia vita. Al grido degli apostoli in una notte di
tempesta: «Signore, non ti importa che moriamo?» Gesù
risponde: Sì, mi importa di voi, mi importa la vostra vita. E lo
ripete a ciascuno: mi importano i passeri del cielo ma voi
valete più di molti passeri; mi importano anche i gigli del
campo ma tu sei molto di più di tutti i gigli dei campi.
Anche noi, discepoli che vogliono come lui sperare e
costruire, dare vita e liberare, siamo chiamati ad assumere il
ruolo di "pastore buono", cioè forte, bello, vero, di quel pur
minimo gregge che ci è consegnato: la famiglia, gli amici,
coloro che si affidano a noi. Nel vivere quotidiano, "dare la
vita" significa per prima cosa dare del nostro tempo, la cosa
più rara e preziosa che abbiamo, essere tutto per l'altro, in
ascolto attento, non distratti, occhi negli occhi. Questo è
dirgli: tu mi importi.
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