"In cammino" in prima pagina questa settimana.

La GIOIA E LA SPERANZA

Il mondo ha bisogno di speranza.
Il cristiano è depositario di una singolare speranza: attende ciò che già possiede. Lo possiede perché Dio, sposando l'umanità, ha già versato la caparra di ciò che in noi e nel mondo porterà a compimento.
Il nostro futuro è già contenuto nella morte-risurrezione di Cristo.
Afferma S. Paolo: « Sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest'opera, la porterà a compimento fino al giorno di Gesù Cristo » (Fil 1,6).
Avvento, etimologicamente significa: arrivo, venuta, presenza.
Per noi che viviamo nel tempo,
questo ci ricorda due cose: che la presenza di Dio è già cominciata, ma anche che essa è appena iniziata e deve ancora crescere e maturare. La speranza è quindi fondata, ma essa si intreccia con l'attesa paziente, la fiducia e l'amore fedele, perché il futuro di Dio matura tra le difficoltà di una libertà peccatrice e le prove della vita.
La fede, nonostante le contrarietà, ha il coraggio di ancorarsi in Dio sapendo che Egli è fedele per sempre e non viene meno a quanto ha promesso- La speranza cristiana è fondata sull'evento di
Gesù di Nazareth, nel quale Dio ha portato a compimento il suo amore per gli uomini e ha scritto il nostro futuro.
Inoltre la speranza cristiana non autorizza una fuga dal mondo presente e una
estraneità dalla storia. Il credente va incontro al Signore dentro la storia, nel groviglio dei problemi, dei conflitti e delle fatiche, in cui il Regno di Dio si costruisce.
Forse in passato i credenti, esorcizzando il mondo in nome dell'eternità hanno disatteso le speranze e le ansie di tanta gente.
La speranza infine non è tanto inclinazione naturale, quanto frutto della fede, dono da invocare
incessantemente nella preghiera: “In te mi rifugio, Signore, ch'io non resti confuso in eterno... Sei tu, Signore, la mia speranza."


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